Afghanistan, Draghi dà il via libera agli scali per i profughi nelle basi americane

La grande assente dell’emergenza afghana è invece l’Unione europea. Ieri la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen – era la prima volta dall’inizio della crisi – è apparsa in pubblico nella base militare di Torrejon, a Madrid. La attendeva una passerella a beneficio di telecamere in occasione dell’arrivo di un gruppo di profughi. «Non daremo un euro a chi non rispetta i diritti delle donne», dice. A dispetto delle apparenze, Bruxelles non sta avendo un ruolo decisivo nella gestione dell’emergenza afghana. La presidente della Commissione spiega che «reinsediare i profughi è un dovere morale», peccato che mentre pronunciava queste parole le agenzie internazionali pubblicano le foto di un muro lungo 40 chilometri eretto in pochi giorni dal governo greco al confine con la Turchia. Un altro muro – 295 chilometri in tutto – lo sta costruendo Ankara fra i suoi confini e quelli iraniani. Von der Leyen insiste: «Cerchiamo di favorire accordi con i Paesi terzi». Fatta salva la (limitata) disponibilità da parte di Uzbekistan e Tagikistan, di vicini afghani disposti a farsi carico dei profughi non ce ne sono. A Von der Leyen non resta che promettere un aumento degli aiuti umanitari dell’Unione, più dei 57 milioni stanziati quest’anno. 

LA STAMPA

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