Cantiere scuola

Flavia Amabile

ROMA. Mancano dieci giorni all’apertura delle scuole e una ventina all’inizio delle lezioni ma il rientro è ancora confuso nonostante il tentativo del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di far approvare precipitosamente una settimana l’intesa sul Protocollo di Sicurezza. Invece di ottenere un accordo si è creata una frattura fra sindacati e presidi, e anche fra diverse associazioni di presidi, sulla possibilità di fornire tamponi gratuiti agli insegnanti. E’ stato convocato un nuovo incontro per martedì prossimo con i sindacati ch minacciano di ritirare la firma dall’intesa se il protocollo dovesse essere modificato.

La verità è che il mondo della scuola ancora una volta non è pronto. Il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli è tornato a chiedere «risposte chiare che impediscano alle scuole e ai loro dirigenti di esporsi a difficoltà che appaiono al momento ingestibili e insuperabili, nonché a contenziosi certi».

I contrari all’obbligo si stanno organizzando. Due sono le petizioni attive. La prima è del sindacato Anief e ha raggiunto quasi 120mila firme, la seconda ne ha raccolte in pochi giorni circa 15mila.

Anche dalle regioni non arrivano segnali confortanti. Il presidente della Campania Vincenzo De Luca aveva parlato già agli inizi di agosto della necessità di rinviare l’inizio delle scuole per dare più tempo agli studenti di vaccinarsi. Ieri anche in Abruzzo si è parlato della possibilità di un rinvio di una settimana.

Nel frattempo all’Ufficio del commissario straordinario per l’Emergenza Covid-19 ieri sono arrivati i dati delle regioni sul personale scolastico vaccinato. In difficoltà appaiono regioni come la Calabria dove la percentuale di vaccinati si ferma al 67,17%, dato simile a quello della Sardegna mentre in Sicilia si arriva al 78%. Bassa anche la percentuale della Valle d’Aosta dove più di un insegnante non ha aderito alla vaccinazione, una percentuale che sale al 29% tra il personale scolastico non docente. Nelle Marche quasi l’88% di immunizzati. In Liguria il 79,08% ha effettuato il ciclo completo. 

LE INCOGNITE SUL RIENTRO

DISTANZIAMENTO Niente obbligo di un metro, ma ci vuole la mascherina

Il distanziamento in classe è uno dei nodi ancora da sciogliere e i presidi dovranno provare a capire come applicare le regole garantendo la sicurezza. Nella circolare inviata dal ministero dell’Istruzione si raccomanda ma non si obbliga a mantenere un metro di distanza tra i banchi a meno che «le condizioni strutturali-logistiche degli edifici non lo consentano». In quel caso non c’è l’automatico ricorso alla didattica a distanza, spiega il ministero, ma a «diverse misure di sicurezza». In sostanza, l’obbligo della distanza di un metro è caduto, si può stare in classe anche molto vicini ma tutti con la mascherina chirurgica dai sei anni in su, avverte Antonello Giannelli, presidente dell’Anp. Nel protocollo firmato con i sindacati si precisa che anche nelle zone bianche è necessaria la distanza di due metri tra le cattedre e i banchi. 

TRASPORTI Si temono affollamenti, più bus per le superiori

I trasporti sono l’eterno capitolo dolente. Per il momento resta ferma la proposta avanzata dal ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini di estendere il meccanismo degli scuolabus anche agli studenti delle superiori e sono stati anche stanziati 600 milioni in più per attuarlo. I presidi invece ribadiscono la necessità di linee bus dedicate, soprattutto all’ingresso e all’uscita dagli istituti. Nel frattempo i rischi di assembramenti restano e quindi la regione Toscana ha chiesto di fornire mascherine Ffp2 alla struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo per le studentesse e gli studenti che utilizzeranno i mezzi pubblici per andare a scuola. Una richiesta che rischia di creare un ulteriore spreco di risorse sulle mascherine visto che a scuola l’obbligo previsto dal ministero dell’Istruzione è di indossare le chirurgiche.

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