Unicredit rompe gli indugi: “Trattiamo con il Tesoro per comprare Montepaschi”

Francesco Spini

MILANO. Fine degli indugi: Unicredit tratta per rilevare il Monte dei Paschi di Siena, quantomeno una sua parte. La banca e il ministero dell’Economia hanno concordato «i presupposti per una potenziale operazione avente ad oggetto le attività commerciali di Mps», annunciano dall’istituto con una nota. Per Unicredit è un’opportunità da 3,9 milioni di clienti da aggiungere ai 16 milioni globali di cui 9 in Italia. Ci sono in ballo 80 miliardi di crediti, 87 di depositi, 62 miliardi di masse in gestione e 42 miliardi di masse in amministrazione. La crescita nel Centro Nord, dove è il 77% degli sportelli del Monte.

Difficile però quantificare ora cosa potrà finire a Milano: «Abbiamo un obiettivo in mente e puntiamo a concludere la trattativa il più presto possibile», spiega l’ad Andrea Orcel. «Il perimetro che possiamo acquisire lo si saprà sperabilmente in settembre». E quando al banchiere chiedono se lo Stato – oggi azionista del Monte al 64,2% con l’impegno di uscirne entro aprile 2022– potrà ora diventare socio di Unicredit, Orcel alza le mani: «Troppo presto per dirlo, bisogna prima vedere quale sarà la struttura dell’operazione».

Ancor prima che – almeno ufficialmente – parta la trattativa Andrea Orcel detta però le sue condizioni. Non rileverà Siena così com’è. Vuole una banca ripulita di crediti deteriorati e rischi legali. Non vuole perdere nulla in termini di patrimonio e redditività, anzi incrementarla in prospettiva. Orcel, insomma, attende Babbo Natale fuori stagione. «Durante il periodo di due diligence eseguiremo analisi dettagliate e verificheremo se saremo in grado di definire una transazione che possa soddisfare i parametri concordati – spiega il banchiere –. Allora e solo allora avremo gli elementi per decidere se procedere». I parametri in cui i colloqui dovranno svolgersi sono stringenti. L’operazione, anzitutto, dovrà assicurare piena neutralità dal punto di vista del capitale. Vuol dire che in sostanza, spiega Orcel in una conferenza telefonica tenuta in serata, «il Cet1 combinato dei due istituti», ossia il parametro che indica la patrimonializzazione di maggior qualità della banca, al netto delle sinergie, «fin dal primo giorno, dovrà essere uguale a quello attuale della banca», che al 31 marzo era pari al 15,9%. Una delle leve che potrà essere usata per centrare l’obiettivo è quello dei «deferred tax asset», le perdite fiscali che possono diventare credito d’imposta in caso di fusione con altre banche.

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