Una campagna per rassicurare chi ha paura Le piazze No vax

di GABRIELE CANE’

Ripartiamo da Mario Draghi: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire”. Così stanno le cose. Si può arzigogolare quanto si vuole sul modo “pugilistico” con cui si è espresso il Presidente, ma non sul merito che trae la sua forza dalla scienza, quella vera. Il contrario dell’incoscienza che si è diffusa in materia, che sabato ha riempito le piazze, ma che soprattutto non riempie gli ambulatori, i centri vaccinali. Tanti. Troppi per essere tutti granitici no-vax. Per non avere altra bandiera che quella della libertà contro il Green pass. Allora bisogna ragionare, distinguere

Partendo da un presupposto che esce facilmente dalla lettura dei social, dalle chiacchiere nei bar: il rifiuto ideologico c’è, senza dubbio, ma è minoritario. Certo, non hanno una carta di identità, ma il riconoscimento è molto facile: dicono che questo non è un vaccino, ma al massimo una “pozione”; dicono che il virus è roba che potrebbe essere curata anche a casa senza problemi; dicono che sono falsi i dati che circolano, e da cui risulta che i vaccinati sono molto protetti da tutte le varianti e difficilmente finiscono in ospedale; dicono che è tutto un imbroglio di Big Pharma e dei suoi accoliti, che chissà cosa succederà a ognuno di noi fra 10 anni: magari ci spunta la coda. E via discorrendo.

Intendiamoci. Siamo in un campo in cui il dubbio e il timore sono legittimi fino al punto in cui i risultati (veri!) ci raccontano una cosa molto semplice: di Covid si muore in massa, di vaccino può succedere in rarissimi casi. Bene, con il no-vax che ha un convincimento ideologico radicato, non c’è niente da fare. Pazienza. Ma con gli altri sì. Perché è vero che chiedono in piazza quella libertà parziale a cui però hanno rinunciato in modo totale (e senza fiatare) durante il lockdown.

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