Draghi sulla giustizia: “Metteremo la fiducia. Ok a miglioramenti”

Federico Capurso

ROMA. L’apertura arrivata dalla Guardasigilli Marta Cartabia, ora disponibile a trovare un accordo sulla prescrizione, apre la strada a un accordo con i Cinque stelle che eviti scossoni al governo. «Da più voci è stata espressa preoccupazione che mi pare vada presa in considerazione seriamente», ha ammesso la ministra della Giustizia in conferenza stampa a palazzo Chigi. I maggiori timori, per Cartabia, convergono tutti «su un punto specifico», e cioè quello di evitare che di fronte alla lentezza atavica di alcune corti di appello, l’improcedibilità introdotta con la riforma «provochi un’interruzione di procedimenti importanti. Questa è una preoccupazione molto seria che anche il governo ha avuto fin dall’inizio ed è il terreno – sottolinea – su cui si stanno valutando questi accorgimento tecnici».

La possibilità di apportare «accorgimenti tecnici» è un passo in avanti decisivo, che permette a Mario Draghi di ottenere il voto favorevole dell’intero Consiglio dei ministri alla decisione di porre la fiducia sulla riforma della Giustizia, che arriverà in aula alla Camera tra una settimana. Con la fiducia si vuole «porre un punto fermo», sostiene in conferenza stampa Draghi, che poi si affida alla diplomazia: «Nessuno vuole sacche di impunità – dice rivolgendosi ai Cinque stelle – e c’è tutta la buona volontà ad accogliere emendamenti che siano di carattere tecnico e non stravolgano l’impianto della riforma». Via libera anche a quegli emendamenti, però, che arrivano «da altri partiti». Il passaggio è rischioso per la tenuta dell’esecutivo, a pochi giorni dall’apertura del semestre bianco, ma «si arriva a chiedere la fiducia quando si ha la certezza che certe differenze sono incolmabili», spiega il premier. «Per garantire un periodo minimo di permanenza delle riforme che facciamo bisogna che siano condivise, ma non con le minacce di una consultazione elettorale che si fanno le riforme». Condivisione sempre complicata, in una maggioranza così ampia, tanto è vero che adesso sono le forze di centrodestra a non prendere benissimo la decisione di tornare a sedersi al tavolo con i Cinque stelle, nonostante Draghi abbia offerto disponibilità a tutte le parti in gioco. In Forza Italia c’è qualche «perplessità», viene fatto sapere. E anche la Lega accoglie con «sorpresa» le parole del premier, visto che nel pomeriggio c’era stata una lunga e cordiale telefonata tra Draghi e Matteo Salvini, e il leader della Lega – fanno sapere dal Carroccio – aveva «garantito massimo sostegno alle riforme, a partire da Giustizia e Fisco». Insomma, la coperta è sempre corta.

«Un accordo però ancora non c’è», mette in evidenza chi sta gestendo il dossier per i Cinque stelle. Giuseppe Conte si mostra comunque «positivo» con i suoi, per i passi in avanti compiuti. Sta lavorando a una mediazione rimanendo in «contatto costante» con il premier e la Guardasigilli – fanno notare fonti parlamentari a lui vicine – sulla scia di quell’«approccio costruttivo» avviato lunedì nell’incontro con Draghi, con l’obiettivo di velocizzare i processi ed evitare il rischio che, con questa riforma, centinaia di migliaia di processi possano andare al macero. Forte anche dell’appoggio del Pd, che con il segretario Enrico Letta rinnova l’auspicio «che il testo venga migliorato rispetto a quello attuale» e che almeno la prima approvazione della riforma «avvenga prima pausa estiva».

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