Scontro tra Salvini e Letta: “È stata legittima difesa”, “Stop alle armi ai privati”

Alessandro Di Matteo

ROMA. È una giornata difficile per Matteo Salvini, quel colpo partito dalla pistola dell’assessore leghista di Voghera è difficile da spiegare, anche tenendo conto delle testimonianze che raccontano di un’aggressione da parte del cittadino marocchino poi rimasto ucciso. Il leader della Lega ribatte colpo su colpo, sposa subito la tesi della «legittima difesa», di fatto chiudendo in un batter d’occhio una personalissima istruttoria su quanto accaduto. Un atteggiamento difensivo che scatena ovviamente il centrosinistra, a cominciare dal Pd, ma che stride anche con i referendum sulla giustizia dei radicali, di impronta «garantista», che proprio di recente il leader della Lega aveva scelto di sostenere. Emblematico che proprio dai nuovi «compagni di strada» radicali arrivino dure bacchettate all’ex ministro dell’Interno. E colpisce anche il silenzio di Giorgia Meloni, di solito convinta che «la difesa è sempre legittima». Di fatto, finiscono sotto accusa la legge sulla legittima difesa voluta dalla Lega e il «neo-garantismo» salviniano.

L’ex ministro dell’Interno, però, non intende farsi rosolare e via dichiarazione prova a chiudere con poche parole l’inchiesta: «Lasciamo che siano i giudici a deciderlo», premette, con la formula di rito. Poi, però, la sua sentenza la emette: «La vittima aveva aggredito colui che si è difeso. Lasciamo che siano magistrati, polizia e carabinieri a ricostruire la vicenda. Ma molto probabilmente quello che è accaduto è stato un atto di legittima difesa».

Enrico Letta lo attacca proprio su questo punto: «Saranno inquirenti e autorità giudiziarie a decidere. Nessuno si sostituisca a loro». Ma, inquirenti a parte, per Pd e centrosinistra una colpa – tutta politica – è acclarata: al di là delle responsabilità penali, quello che è successo è certamente frutto della linea della destra su questi temi, come dice Nicola Fratoianni di Sinistra italiana: «A questo porta parlare di “difesa sempre legittima”. A questo porta sdoganare l’odio e la violenza, verbale e fisica». E Giuseppe Provenzano, vice-segretario Pd, aggiunge: «Un assessore che gira armato col colpo in canna e un leader che subito ne legittima la violenza sono terribili aberrazioni, tratteggiano un universo politico morale a cui abbiamo il dovere di essere e restare sempre alternativi». Simile il commento che filtra da M5s: «È un fatto drammatico e grave che andrà chiarito dalle autorità inquirenti. Invitiamo la Lega a stare al suo posto. La ricostruzione dell’accaduto non è questione di competenza del Carroccio».

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