Migranti, nuovo rinvio: arrivano i fondi ma no ai ricollocamenti

ALESSANDRO BARBERA

DALL’ INVIATO A BRUXELLES. Fra i Ventisette non si discuteva del tema migranti da tre anni. L’Italia per ora non ha ottenuto quel che sperava, e non avrà alcun aiuto concreto durante l’estate. La discussione al vertice dei capi di Stato – l’ultimo per Angela Merkel da Cancelliera – è durata pochi minuti, il tempo di approvare le conclusioni scritte nei giorni precedenti dagli sherpa dei governi. Non c’è alcun accordo sui ricollocamenti dei richiedenti asilo, né con l’Unione, né tantomeno con Francia e Germania, la cui campagna elettorale condiziona le scelte anche fuori dei confini. In compenso l’Unione, senza distinguo, si è detta favorevole a rafforzare gli aiuti verso i Paesi terzi e di origine. Si partirà dal rinnovo dell’accordo con la Turchia, poi si passerà al Nordafrica e al Sahel. Mario Draghi considera in ogni caso un successo l’aver imposto il tema nell’agenda dei leader.

Tre miliardi e mezzo andranno al rinnovo dell’accordo del 2016 con Ankara per la gestione dei confini est dell’Unione, altri 2,2 miliardi verranno usati in Giordania, Libano e Siria. L’Europa scende di nuovo a patti con l’autocrate turco in nome della realpolitik: «La Turchia ha accolto tre milioni di profughi e merita il nostro sostegno», ha detto più volte la Merkel in questi giorni. L’Unione ha dato mandato alla Commissione europea e all’alto rappresentante per la politica estera a presentare piani d’azione per i Paesi prioritari di origine e transito entro questo autunno, con «misure di sostegno e tempistiche concrete». Dice il documento: «Sebbene le misure adottate dall’Unione e dagli Stati membri abbiano ridotto i flussi irregolari complessivi, gli sviluppi su alcune rotte destano serie preoccupazioni e richiedono una vigilanza continua e un’azione urgente». Per prevenire la perdita di vite umane e ridurre la pressione sui confini europei, «saranno intensificati i partenariati e la cooperazione reciprocamente vantaggiosi con i paesi di origine e di transito, come parte integrante dell’azione esterna dell’Unione». Si farà un uso coordinato di tutti gli strumenti disponibili «in stretta collaborazione con l’Onu». La lista dei possibili interventi è lunga: sostegno dei rifugiati e degli sfollati su suolo africano, lotta a tratta e contrabbando, rafforzamento del controllo delle frontiere, cooperazione in materia di ricerca e soccorso. C’è poi un’interessante coda al documento: «Il Consiglio condanna ogni tentativo di Paesi terzi di strumentalizzare i migranti per ragioni politiche». Fra i tanti, l’ultimo episodio lo ha raccontato ai colleghi il premier lituano. «La Bielorussia spinge verso il confini dell’Unione migranti iracheni e siriani». E’ l’ultima rotta della disperazione alimentata dal dittatore Lukashenko come ritorsione per le sanzioni europee contro Minsk.

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