Italia interlocutore privilegiato

Una prima verifica riguarda i Pnrr che quasi tutti i Paesi della Ue27 hanno presentato. La Commissione, con straordinaria efficienza, ne ha approvati già 23. Tra questi vi è quello italiano che riceverà il via libera oggi dalla presidente von der Leyen che arriva a Roma per darne comunicazione ufficiale al Governo Draghi. È un bel successo perché l’Italia, come principale beneficiario dei fondi europei, ha avuto certamente una verifica rafforzata.

Una seconda verifica c’è stata per l’emissione con successo di un prestito in Eurobond per 20 miliardi a 10 anni per avviare il piano di finanziamenti dei Programmi di Ripresa e Resilienza che potrebbe arrivare a circa 750 miliardi entro il 2026. Che ciò avvenga dipende dal rispetto dei programmi da parte dei singoli Stati. Il salto qualitativo degli Eurobond è stato enorme, ma per arrivare a farne uno strumento durevole della politica economica europea ci sono ancora molti passaggi interni alla Ue (come il successo dei Pnrr) ed esterni (inflazione e politiche monetarie della Bce) tutt’altro che facili.

Una terza verifica saranno i Consigli europei che dovranno esprimersi (previa valutazione di Ecofin) entro quattro settimane dalla consegna dei Pnrr da parte della Commissione. E qui qualche problema potrebbe sorgere a causa delle “pseudo-democratiche clausole unanimistiche” che assoggettano troppe decisioni della Ue ai piccoli “ricatti” di Paesi che non capiscono e non rispettano la natura di una Unione. Per questo molto apprezzabile è anche la decisione di von der Leyen che visiterà di persona tutti i 27 Paesi per comunicare l’esito di valutazione dei Pnrr, dando così un messaggio politico e simbolico forte

Una conclusione italo-europea

Queste verifiche saranno “vigilate” anche dai simpatizzanti della “dottrina Schauble” di cui ho trattato nei giorni scorsi. Per l’Italia sarà una sfida storica sia perché è il Paese che riceve l’entità più grande di risorse del Programma europeo sia perché, data la sua dimensione e il suo debito pubblico, se non avrà successo metterà a rischio tutta la costruzione del Next Generation EU e forse non solo questa. Draghi ha accettato questa sfida con coraggio e fiducia nell’Italia, ma non possiamo aspettarci miracoli se noi tutti non ci impegniamo per il nostro Paese. È quanto ci chiede anche il presidente delle Repubblica Mattarella, al quale va la più convinta riconoscenza.

L’HUFFPOST

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