Via i divieti, la responsabilità ora è solo nostra Ritorno alla normalità

di RAFFAELE MARMO

Siamo nella terra di mezzo tra l’uscita dalla pandemia e il ritorno alla normalità della vita per come l’abbiamo conosciuta nell’era del mondo “aperto”. Giorno dopo giorno cadono limitazioni e divieti, blocchi e fermate. Il nostro Paese, come gli altri, si muove verso un’estate senza confini interni ed esterni. Ma se è meraviglioso passare da quello che è stato anche chiamato il tempo della post-libertà al tempo della libertà, è altrettanto doveroso richiamare, proprio in questo momento, il criterio della responsabilità individuale, innanzitutto sul versante dei vaccini, come bussola da utilizzare per evitare contraccolpi e ricadute in autunno.

Fino a oggi, in questo lunghissimo inverno del Coronavirus cominciato nel gennaio del 2020, abbiamo avuto lo Stato (e le Regioni) a dettare le regole dei comportamenti e delle azioni umane come mai avremmo pensato potesse accadere, soprattutto nel libero mondo d’Occidente. L’autorità pubblica è stata il nostro gendarme e la nostra balia, il regista delle vite di tutti noi e il gestore finanche dei nostri movimenti, delle nostre distanze, degli abbracci e addirittura delle manifestazioni più intime e personali di noi tutti.

Non si è trattato “solo” (si fa per dire) di mettere la mascherina, di non uscire la notte o anche il giorno, di non poter andare dai parenti e dagli amici a cena. No. Ci è stato indicato anche come potevamo e dovevamo essere relegati e isolati a casa quando la malattia è entrata e ha colpito uno dei familiari.

Ebbene, tutto questo apparato di regole e sanzioni, che, però, ci ha protetto dall’infezione e da una tragedia ancora più grande di quella che abbiamo vissuto e che ci ha portato via per sempre tantissimi nostri cari, sta venendo meno.

Ma, ugualmente, non possiamo e non dobbiamo dirci al sicuro per sempre. Anzi.

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