Parla Enrico Michetti: vi libererò da Raggi e Zingaretti. Roma è ferma da anni

Pietro De Leo

Avvocato Michetti, siamo alla prima settimana di campagna elettorale a Roma. Secondo lei, com’è la città che si riaffaccia alla vita dopo il Covid?
«Una città con molti problemi strutturali, in cui negli ultimi anni è mancata manutenzione e progettualità. La pandemia ha reso tutto più difficile colpendo in particolare alcune categorie che sono allo stremo: bar, ristoranti, tassisti, tutta la filiera del turismo, solo per citarne alcune. I ristori del governo non bastano a recuperare quanto perso in questi mesi e il Campidoglio nei prossimi anni dovrà fare la sua parte. Dobbiamo aiutare le categorie e le aziende a ripartire. O avremo un ulteriore contraccolpo economico e occupazionale». 
A mettere in fila i problemi non basterebbe un libro. Partiamo dai più sensibili. Il primo è senz’altro il ciclo rifiuti. Cinque anni di convivenza Raggi-Zingaretti e non è stato chiuso. Che fare?
«È evidente che si è giocata una partita politica. Sindaca e Governatore hanno cercato di mettersi in difficoltà a vicenda. Si è perso tempo prezioso. Ora ci troviamo con la città sull’orlo dell’emergenza. E a dirlo è la stessa Ama. Se ne esce con la raccolta differenziata e la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti. Ma bisogna fare presto».

Altro tema, il trasporto pubblico. La Sindaca annuncia periodicamente la messa in strada di nuovi mezzi, ma fatto sta che le cronache sono costellate di vetture che si piantano o prendono fuoco. Cosa c’è che non va?
«Ci vuole un piano straordinario di rafforzamento della flotta. Ma Roma può abbattere traffico e inquinamento in maniera strutturale soltanto puntando davvero sulla rete di metropolitane. Siamo indietro di decenni rispetto alle altre capitali europee. Ci sono interi quartieri sprovvisti di collegamenti».
E poi c’è la questione sociale. I contraccolpi del Covid possono aver allargato sempre di più il divario tra centro e periferia. Questo può avere riflessi sia sul lato del degrado urbano che in quello della sicurezza. Sul punto cosa ha in mente?
«In realtà degrado e problemi sicurezza sono presenti in tutta la città da prima del Covid. Si pensi alla Stazione Termini in condizioni inaccettabili. Si pensi al verde pubblico in sostanziale abbandono. E poi la situazione drammatica relativa ai roghi tossici». 
Altro tema, fondamentale. «Non si canta messa senza soldi». Il Pnrr, però, destina a Roma pochino. In che termini porrà il problema?
«I cittadini italiani hanno tutti diritto agli stessi investimenti su infrastrutture, servizi e assistenza, in maniera omogenea sul territorio nazionale. Ma Roma è la Capitale e svolge una funzione specifica. Dunque, c’è necessità di risorse aggiuntive per svolgere il ruolo che le è stato assegnato dalla Costituzione e dalla Storia. Basti ricordare che Roma è la capitale mondiale della cristianità».
Esiste anche una questione dei poteri. Roma non è, di fatto, parificata rispetto alle altre capitali europee.
«Il rafforzamento dell’autonomia è fondamentale per fare fronte alle sfide proprie di una grande Capitale: rappresentare il Paese, ospitare le istituzioni nazionali e internazionali, organizzare grandi eventi, gestire le quotidiane manifestazioni».
Lei è stato definito «tribuno», per via del suo impegno radiofonico, e si è detto orgoglioso di questo appellativo. Tuttavia, un tribuno può riuscire ad unire «l’alto e il basso» della società?
«Sono un uomo di diritto che ha una specifica esperienza nella gestione delle procedure complesse in campo amministrativo. Per affrontare problemi ed emergenze mi hanno chiamato centinaia di enti locali di ogni colore politico. C’è poi la bellissima esperienza di Radio Radio che ospita i miei interventi radiofonici da tanti anni. In questo senso il termine “tribuno” ci sta nella semplificazione giornalistica propria di una campagna elettorale. Ma definirmi “tribuno” è ovviamente riduttivo rispetto alle mie competenze. A meno che non si utilizzi questo termine in senso storico perché nell’antica Roma di fatto il “tribuno” era il rappresentante del popolo».

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