Pensioni, dopo l’addio a quota 100 ecco tutte le opzioni per lasciare il lavoro prima di compiere 67 anni

Giuliano Balestreri

Quando alla fine del 2021 sarà definitivamente archiviata Quota 100, resteranno sette diverse opzioni per accedere alla pensione, ma tutte impongono paletti stringenti che da un lato alzano l’età minima necessaria e dall’altro fanno scattare l’allarme sulla sostenibilità a lungo periodo del sistema previdenziale. Non tanto per le casse dello Stato che tornando – di fatto – alla riforma Fornero saranno messe in sicurezza, quanto per i futuri pensionati che rischiano di percepire assegni ridotti al minimo. D’altra parte quando nel 2021 l’ex ministro del governo Monti varò la sua riforma, si scommetteva su una solida ripresa dell’economia: un percorso virtuoso che avrebbe dovuto portare a un aumento dell’occupazione a una crescita dei salari e a una contestuale riduzione dei buchi contributivi. La storia recente, invece, ha dimostrato l’esatto contrario.

«Il riordino della previdenza è fondamentale e sarà sempre più urgente negli anni a venire, ma in questo momento non è certo una priorità del governo» dice Antonella Orlando esperto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro che poi spiega: «Una riforma strutturale ha bisogno di una legge, ma in questo momento storico tutte le energie del governo sono concentrate sul Recovery e d’altra parte le pensioni non sono certo uno strumento di rilancio dell’economia». Più facile quindi aspettarsi qualche intervento, a fine anno, nella legge di Bilancio che proroghi, per esempio, opzione donna o inserisca una deroga per categorie particolari. «Di certo – chiosa Orlando – presto si porrà il problema dei lavoratori che non hanno sufficienti contributi per avere un assegno pensionistico dignitoso».

Nel frattempo, ai lavoratori non resta che orientarsi nella giungla delle varie forme di accesso alla pensione.

Quota 100

Il governo Draghi manda in pensione definitiva “riforma strutturale” fortemente voluta dalla Lega di Matteo Salvini durante il primo governo Conte. E ironia della sorte a decretarne la fine sarà proprio un esecutivo sostenuto anche dai voti della Lega. Secondo quanto si legge nei documenti del Recovery, il provvedimento sarà sostituito «da misure mirate a categorie con mansioni logoranti». Fino al 31 dicembre, però, chi avrà maturato i requisiti dei 62 anni di età anagrafica e 38 anni di versamenti contribuitivi potrà andare in pensione con una finestra di 3 mesi per il settore privato e 6 mesi per quello pubblico e l’assegno pieno. Se un intervento correttivo, dal primo gennaio prossimo per l’accesso alla pensione serviranno 67 anni, cinque anni in più. Ma ci sono anche altre alternative. 

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