Tragedia sulla funivia del Mottarone: “La fune non era tranciata di netto”

Ivan Fossati

Omicidio plurimo, disastro, lesioni gravi (per l’unico sopravvissuto, il piccolo Eitan di appena cinque anni). Tutto colposo, per il momento.

Sono i reati ipotizzati dalla procuratrice di Verbania Olimpia Bossi per il crollo della funivia Stresa-Mottarone, la tragedia di domenica in cui sono morte 14 persone. E si valuta anche l’attentato alla sicurezza dei trasporti.

Il fascicolo è ancora contro ignoti, ma presto compariranno i primi nomi anche per garantire la più ampia attività difensiva. Le società private coinvolte sono Ferrovie del Mottarone con l’amministratore Gigi Nerini, che gestisce l’impianto, Leitner di Vipiteno e un’altra ditta incaricate nel tempo di revisioni e manutenzioni. Capitolo a parte la proprietà, che è pubblica, tra Regione e Comune di Stresa, con un passaggio burocratico tra i due enti non ancora concluso. Crollo funivia di Stresa, la ricostruzione dell’incidente

Le perizie
Sin qui la parte ufficiale, ma le indagini affidate ai carabinieri del comando provinciale di Verbania, in attesa delle perizie tecniche che la Procura assegnerà al Politecnico di Torino, spaziano in ogni direzione. Anche ascoltando le tante voci che si rincorrono in queste ore e che inducono a un minuzioso lavoro di verifica.

Confermato che la tragedia sia da attribuire alla somma di due incidenti: la rottura della fune traente e il mancato funzionamento del freno di emergenza che avrebbe dovuto ancorare la cabina al cavo portante per consentire il recupero degli occupanti da parte delle squadre di soccorso.

Nel lavoro di ricostruzione risulta fondamentale il video registrato dalla telecamera installata sulla stazione del Mottarone della funivia.

Racconta tutto, della cabina. L’arrivo a tre metri dal punto di sbarco, con i volti sorridenti dei quindici turisti, l’improvviso cedimento della traente, la cabina che inizia a scivolare verso valle appesa alla portante senza che le ganasce blocchino la corsa, la velocità sempre più elevata (si è calcolato fino a 120 km/h), quattrocento metri fatti d’un soffio fino all’incontro con il primo pilone, dove un effetto frusta l’ha lanciata in aria, poi lo schianto (e qui le immagini finiscono) a terra da un’altezza di trenta metri e il successivo rotolamento per un altro centinaio fino a fermarsi contro due piante.

Il manovratore di monte (con le norme Covid la capienza è dimezzata rispetto ai quaranta posti e non è più previsto il conduttore a bordo) vede la scena e, choccato, fa scattare l’allarme. Sono le 12,07 quando arriva la prima chiamata al 118 e due minuti dopo c’è la telefonata alla centrale dei carabinieri.

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