L’INSOSTENIBILE PREVALENZA DEL CAMPANILE

MARCO ZATTERIN

Italiani strana gente. Come è solito ricordare il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, lungo la Penisola ci sono 25 mila imprese di medie dimensioni (con oltre 50 dipendenti) che producono quasi la metà del valore aggiunto del settore industriale e dei servizi non finanziari con quasi 6 milioni di dipendenti. L’altra metà del fatturato nazionale è frutto delle fatiche di 4,3 milioni di piccole imprese, con 6 milioni di dipendenti, e di 4,8 milioni di autonomi. In Francia, Germania e Spagna la quota di valore aggiunto generata dalle grandi imprese è più elevata e l’incidenza dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese è inferiore. Sorpresi?

Ci aiutano ad essere quello che siamo attitudini consolidate come qualità, intelligenza e flessibilità. Il peccato è che la dispersione dei palesi talenti nazionali rallenta la creazione del reddito e frena la diffusione del benessere. Per dirla ancora con Bankitalia, il risultato è che, «se avessero avuto la stessa struttura dimensionale di quelle tedesche, la produttività media del lavoro delle imprese italiane sarebbe stata superiore di oltre 20 punti percentuali e avrebbe superato il livello della Germania». Sarebbe il momento di cambiare passo e archiviare il nanismo, cosa impossibile se non si avvia la rivoluzione delle teste.

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