Tel Aviv: sirene, razzi e fuga dalle spiagge. La città ora si scopre vulnerabile

FABIANA MAGRì

TEL AVIV. Alle sirene d’allarme è seguito il boato. Poi sono divampate le fiamme, nei negozi chiusi di Shabbat, negli appartamenti e sulle auto parcheggiate in strada. Hamas alza il tiro e minaccia di continuare a bersagliare il territorio israeliano. E nel mirino mette Tel Aviv e gli insediamenti in Cisgiordania, razzi sono caduti vicino a Tulkarem e Ramallah. Ma è il segnale della volontà delle milizie islamiche della Striscia di estendere il conflitto nei Territori.

A Tel Aviv le schegge di un razzo hanno perforato la porta della casa di un uomo di 50 anni. L’hanno sorpreso lì dietro, mentre in novanta secondi provava a reagire, guadagnare l’uscita, cercare quel rifugio che, dentro il suo appartamento, non c’era. La decima vittima israeliana da quando sono iniziati i combattimenti a Gaza – l’ottava persona uccisa direttamente dai razzi – è morta nel sobborgo residenziale di Ramat Gan, tra condomini di ebrei ortodossi e ville di diplomatici stranieri. Quella dell’ambasciatore italiano Gianluigi Benedetti dista appena un chilometro e mezzo. «Tutto questo deve finire immediatamente» scrive su Twitter l’ambasciatrice austriaca in Israele Hannah Liko dopo che uno dei razzi lanciati dal Nord della Striscia di Gaza è caduto vicino alla sede diplomatica di Vienna. «Fortunatamente stiamo tutti bene», ha aggiunto. Ma l’esclamazione, sincera e poco diplomatica, rivela come la paura si sia impossessata anche di aree della città che mai si sono davvero sentite in pericolo, nonostante tutto quello che, da decenni, succede a pochi chilometri di distanza.

Il fatalismo che vacilla
Anche nella Tel Aviv più disinvolta, quella che commenta il conflitto con un bicchiere di vino in mano, il fatalismo inizia a vacillare. Tutti ripetono, anche a se stessi, che l’Iron Dome, il sistema antimissile israeliano, fa il suo dovere: il 90% dei missili, ma è quel buco del 10 per cento che inizia a preoccupare. E chi scappava dalla spiaggia, in costume da bagno, al suono delle sirene, si è sentito vulnerabile, in pericolo. E lo choc va molto al di là del bilancio, pure grave: 46 feriti, sette dei quali raggiunti dalle schegge dei razzi, in 33 sono stati colpiti mentre cercavano di raggiungere i rifugi, ormai diventati un luogo familiare per migliaia di persone.

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