Conte: «Draghi? Difficile gestire una maggioranza molto larga»

In effetti Draghi entrò poi a Palazzo Chigi, «e quando lo incontrai ci fu grande cordialità. In quei giorni — rammenta Conte — per il passaggio di consegne preparai una serie di dossier molto più corposi di quanto prevedesse la prassi. Pensavo che, dovendo intervenire in corsa, il premier andasse messo nelle condizioni di partire con la massima celerità. Gli dissi: “Chiamami quando vuoi, sono a tua disposizione”». Si disse anche che Conte lavorò perché il suo gabinetto non nascesse. «Solo pensare che mi fossi messo di traverso… Ci sono passaggi in cui deve prevalere il senso di responsabilità. Altrimenti si perde credibilità. Ed è ovvio che si dovesse appoggiare il governo. Semmai, mi sono preoccupato perché l’entusiasmo eccessivo che ha accompagnato l’avvento di Draghi, all’inizio ha rischiato di provocargli un danno. L’idea che un uomo da solo possa risolvere le cose falsa la realtà. Lo so per esperienza diretta che per costruire un processo riformatore c’è bisogno di tempo: non è che, varata una legge, si risolva il problema».

Conte sembra così voler sospendere il giudizio sul lavoro dell’esecutivo Draghi. O forse vuole solo verificare se la sua tesi sia fondata o meno, «perché è difficile gestire una maggioranza con un perimetro molto largo. Finché si tratta del piano vaccinale… Ma quando si scenderà nelle questioni economiche e sociali diventerà complesso». Il tema sembra intrigarlo quasi quanto la disputa che appassiona in questi mesi le opposte tifoserie in Parlamento: «Su alcune cose vedo continuità rispetto all’operato del mio governo. Su altre c’è una differenza, per inclinazioni diverse e perché la maggioranza è diversa».

Sul piano sanitario, però, ci sarà un motivo se Draghi ha sostituito Arcuri con Figliuolo. «Ma noi avevamo messo a punto misure di cui ora si stanno avvantaggiando». E nel Pnrr ci sono quaranta pagine di riforme che prima non c’erano. «Sono state apportate delle modifiche, certo. Ma sostanzialmente il Piano è quello. E il premier infatti ha dato atto del lavoro svolto in precedenza». A scarabocchiare questo idilliaco quadretto, sarebbero insomma solo quelli che nel Palazzo vengono indicati come «i vedovi di Conte», intenti quotidianamente a tifare contro Draghi. «C’è da augurarsi che il governo possa andare avanti. Perché — secondo l’ex premier — sarebbe l’Italia a rimetterci se questa esperienza si interrompesse». Ma auspicare lunga vita a Draghi a Palazzo Chigi, rischia di essere interpretato come un espediente per escludere Draghi dalla corsa al Quirinale. «Il Quirinale… per la politica sarà un passaggio molto duro».

CORRIERE.IT

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