Superuomini e no

Insomma, di questa arlecchinata a un certo punto sanno tutti gli aderenti alla SuperLeague istituzionale, e ne veniamo a sapere anche noi soltanto quando il “Domani” decide di pubblicare qualche pagina dei verbali in cui compare, a discredito, l’ex premier Giuseppe Conte.

Per fortuna non tocca a me dividere il legale dall’illegale, ma un aspetto non mi sfugge: la gestione privatistica, carbonara, castale e con qualche accenno omertoso – eccetto il classico tentativo di sputtanamento mediatico a mezzo di propalazione di verbali anonimi – di questioni che insudiciano la vita pubblica.

Il potere consegnato dalla Costituzione alla magistratura – e cioè la totale e insindacabile autonomia non soltanto dei giudici, ma anche dei pubblici ministeri, e che non ha pari nel mondo occidentale (dove le procure sono sempre, un po’ più un po’ meno, sotto il controllo della politica) – è un potere spaventoso. In questi giorni si ricorda il lancio delle monetine del 30 aprile 1993 a Bettino Craxi, ma non si ricorda abbastanza la conseguenza: l’abolizione immediatamente successiva dell’immunità parlamentare, che spostò un fragile equilibrio e caricò le toghe di un potere ormai ai confini dell’assoluto. Erano giorni, quelli, nei quali gli inquirenti di tutta Italia, e specialmente i milanesi, si erano inebriati di un potere nuovo, rivoluzionario, moralizzatore, esercitato non semplicemente per scoprire i reati e punirne i colpevoli, come dovrebbe essere, ma per rifondare la società italiana secondo le regole etiche dei codici, e se necessario i codici erano piegati all’etica.

Nessun uomo – non voglio dire nessuna categoria – è in grado di gestire saggiamente un potere del genere: potere di stabilire il bene e il male, potere di condurre un’indagine e non un’altra, potere di privare della libertà i cittadini puramente a capriccio, senza renderne conto, potere di non rispondere alla politica, potere di non rispondere a nessuno, potere (come questa storia spiega bene) di fare come gli garba, un potere da superuomini intollerabile in una democrazia. Eppure lo tolleriamo.

Servirebbe una riforma severa, profonda, ma non si può fare perché i superuomini sono ancora troppo potenti, le sconcezze svelate in questi anni attorno al Csm hanno incrinato la loro autorevolezza ma non inceppato le loro armi: la politica è fragile e corriva, oppure sotto ricatto, poiché basta un verbaletto, normalmente pubblicato senza tanti scrupoli, per far fuori un avversario. Anche il piano per il Recovery, purtroppo, non ha saputo fare meglio che applicare un cerotto su un corpo lebbroso.

L’HUFFPOST

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