Abituiamoci a vaccinarci (e a farci valere con la Cina)

“Dovremo continuare a vaccinarci per anni”: parole semplici e vere di Mario Draghi, che cambiano molte prospettive. Abbiamo sbagliato strada per oltre un anno e forse non poteva andare in modo diverso. Perché in Italia c’è poca cultura dello Stato e troppa cultura del condominio, anche e soprattutto nella politica.

Il virus Covid 19, prepotente nemico in arrivo dalla Cina, ci ha aggredito e travolto, come tutto il mondo, ma la nostra reazione è stata più disordinata e scomposta. Hanno sbagliato in tanti per la loro parte, come si è visto e come ha spiegato Mario Draghi con sincerità nella sua ultima conferenza, ma abbiamo aggiunto ai danni la nostra confusione. Così, mascherine, respiratori, terapie intensive, tutti deficit strutturali sono diventati contemporaneamente oggetti di affannosa ricerca e di sanguinose polemiche. Per non parlare delle guerricciole Governo-Regioni e di quelle personali tra esponenti politici.

Inutile rivangare la contrapposizione demenziale tra salute ed economia, che ci siamo trascinati per mesi: oggi ci rendiamo conto che sono un binomio inscindibile, ma la salute comanda, la lotta al Covid viene prima e spero si sia capito oggi che un governo di unità nazionale, che moltiplichi l’impegno e riduca le inutili risse, ci voleva anche un anno prima, come qualcuno aveva anche detto. Invece, per molte settimane ci siamo comportati come i capponi di Renzo descritti da Manzoni, che “s’ingegnavano a beccarsi l’uno con l’altro, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”.

Ora, immaginare Salvini e Conte, Zingaretti, Renzi, Di Maio e Meloni, legati per le zampe da qualcuno, è un po’ forte, ma se pensiamo alla dimensione mondiale della pandemia, abbiamo la misura di una tragedia in cui tutti siamo precipitati. Ed ecco che Draghi ci offre due lampi di verità. Il primo sui vaccini, il secondo sulla nostra collocazione identitaria.

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