Vaccini Lazio, è caccia a Johnson&Johnson: farmacie-Asl, è lite sulle fiale

di Francesco Pacifico

Non sono ancora arrivate e molto probabilmente non saranno sufficienti per tutti, ma nel Lazio già si litiga sulle dosi del vaccino di Johnson&Johnson. Le vogliono tutti gli attori messi in campo dalla Regione per le somministrazioni – le Asl per i centri vaccinali, i medici di base e i farmacisti – non fosse altri perché questo farmaco necessita soltanto di una inoculazione, è monodose, e può essere stoccato in frigoriferi con temperature non molto basse. Non a caso, qualche settimana fa, in una prima intesa con farmacisti l’assessore alla Sanità regionale, Alessio D’Amato, voleva destinare J&J a questa categoria. Ma più passano i giorni e più questi piani rischiano di saltare, sia per la difficoltà a reperire fiale di altre case, AstraZeneca in primis, sia perché le Asl non vogliono rinunciare a questo prodotto per i loro hub.

HUB DEDICATO
Soprattutto le dosi del farmaco della casa americana non saranno mai sufficienti rispetto alle richieste dei vari vaccinatori. Autorizzato dall’Ema e poi dall’Aifa, le agenzie del farmaco di Ue e Italia, lo scorso 11 marzo, il prodotto di Johnson&Johnson dovrebbe arrivare in Italia nel secondo trimestre in 14,806 milioni di dosi. Di queste, 1.184.480 di fiale sono destinate nel Lazio. Ma l’azienda ha già comunicato che riuscirà a velocizzare la produzione soltanto a maggio. Per aprile sono previsti invii nel Belpaese di 330mila dosi, quasi 27mila al Lazio. Troppo poche e per capirlo basta vedere le singole strategie di Asl, medici di base e farmacisti. Proprio sul fronte delle autorità sanitarie, la Roma 3 ha deciso di dedicare un suo hub, quello di via Quirino Majorana, alla somministrazione di J&J. L’obiettivo, con più medici, è quello di aumentare la iniezioni giornaliere, portandole da 200 a 2mila al giorno. Cioè, ogni mese, soltanto questo centro avrebbe bisogno di 62mila dosi. Ma anche altre Asl stanno studiando di convertire a Johnson&Johnson i loro hub, dove i numeri sono più alti.

La notizia scatena alcuni dubbi anche in Andrea Cicconetti, presidente di Federfarma Roma: «La nostra categoria può dare un grande apporto, ma se ci danno le fiale. E noi, di fatto, possiamo iniettare in sede soltanto Johnson&Johnson, viste le sue caratteristiche. Prodotto che, mi sembra, anche altri soggetti stiano richiedendo». L’intesa tra Regioni e Ordine dei farmacisti è stata rallentata perché il governo ha voluto accentrare a sé la questione tanto da lavorare e scrivere un protocollo direttamente con lo stesso Ordine. Soltanto dopo potranno essere firmate, a cascata, le intese con i singoli territori. Quel che è certo è che nel Lazio, su 1.800 farmacisti, almeno la metà dovrebbe aderire alla campagna vaccinale, con la capacità di fare anche 460mila inoculazioni al mese.

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