Ospedali in affanno: 10 Regioni sono oltre la soglia critica

NADIA FERRIGO

TORINO. Mancano i posti letto. Scarseggiano i ventilatori. Balzo in avanti, numeri record, impennata. Parole diverse, ormai conosciute e ricorrenti, che riportano le lancette del tempo indietro di mesi e hanno un solo, spaventoso significato: gli ospedali italiani sono al collasso. Ancora una volta. La curva dell’epidemia sta velocemente virando verso l’alto, aumenta e si fa sempre più preoccupante il conto delle regioni con un tasso di occupazione in terapia intensiva e aree mediche ormai sopra la soglia critica del 30%. L’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali segna la percentuale di posti letto di Terapia Intensiva occupata da Pazienti Covid−19 al 28%, quella dei ricoveri-Covis in “area non critica” – i reparti di malattie infettive, medicina generale e pneumologia – è invece è al 32%. A ridosso della “zona arancione” che si raggiunge con il 40%, mentre quella rossa, di massima allerta, è al 50%.
Scandagliando i dati regione per regione, l’asticella segna l’allarme in Umbria, al 59% dei ricoveri Covid in terapia intensiva. Va male anche nelle Marche (40%) e in Molise (49%). Ben oltre la soglia anche Abruzzo (41%), Lombardia (40%), Friuli Venezia Giulia (36%) e le province autonome di Trento e Bolzano (53% e 37%). Grandi malati anche Emilia Romagna (36%) e Toscana (32%). Tra i parametri valutati dall’Emilia Romagna, dichiarata zona rossa, ci sono anche i numeri allarmanti dei ricoveri. «Nelle ultime due settimane anche la situazione ospedaliera è preoccupante, con 87 ricoverati per Covid ordinari (più 11 rispetto a ieri) e 6 in terapia intensiva al Morgagni Pierantoni, quindi con percentuali di riempimento che rischiano di mettere in grave difficoltà il presidio. Infine, sulla scuola si è registrato un aumento dei casi del 90% in Romagna. Prima ci si rende conto della gravità della situazione prima se ne esce. Non c’è altra via». La situazione sta precipitando, e si farà sempre più difficile: il picco dei contagi è previsto per il prossimo 20 marzo. Le terapie intensive degli Spedali Civili di Brescia sono sature, e quello che rimbalza nelle province di Como, Cantù, Cremona è lo stesso, identico, e purtroppo già sentito gridi di dolore: non c’è più posto. La pressione si fa sentire sempre più sulle strutture del pronto soccorso e si ripercuote su tutta l’attività ospedaliera. Nonostante in Campania i numeri siano ancora al di sotto della soglia critica, nella notte tra venerdì e sabato ha ripreso a circolare sui social il post di Giovanni Lombardi, medico-rianimatore dell’ospedale napoletano Cotugno e sindaco di Calvi Risorta, nel Casertano. «Da stamattina la centrale operativa regionale di smistamento non è riuscita a trovare né un posto di terapia intensiva né di sub-intensiva in nessun ospedale della Campania – ha scritto sul suo profilo Facebook – e al momento, l’assistenza sanitaria non è più garantita». Ha poi aggiustato il tiro, con una nuova dichiarazione sabato mattina: «La situazione è molto critica, ma comunque il sistema regge. Ieri, durante il mio turno di lavoro, abbiamo avuto difficoltà a trovare posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva disponibili in altri ospedali della Regione. In altri giorni è andata meglio.

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