Patrizio Bianchi: “La variante ci ha costretti a chiudere, la Dad resterà anche dopo il Covid”

Gli studenti non ne possono più della Dad.

«Stiamo lavorando al suo miglioramento, con un gruppo composto da persone sia interne al ministero che provenienti dai territori, dirigenti scolastici, docenti, maestri di strada. Abbiamo già raccolto quasi 200 esperienze su come si è evoluta la didattica a distanza: le diffonderemo. Faremo formazione mirata per i nostri docenti sulle nuove forme di didattica. Investiremo risorse per affrontare questa fase. Attiveremo la rete del volontariato a supporto della scuola, favoriremo i patti di comunità con il territorio, guardando anche oltre l’emergenza, considerando la dad non come ripiego ma come integrazione e arricchimento per costruire una scuola nuova».

Per evitare di tornare in Dad a tempo pieno sarebbe bastato un adeguato sistema di tracciamento e tamponi. Se ne parla da mesi senza alcun risultato.

«Non mi sento di fare critiche a chi c’era prima. Ne stiamo discutendo con il Ministero della Salute. Certamente servono attività di tracciamento e tamponi, sono necessarie unità mobili a livello territoriale che possano monitorare la situazione al meglio».

Nel frattempo però sta crescendo un’intera generazione che da un anno è andata a scuola anche meno della metà dei giorni previsti.

«I nostri insegnanti hanno sempre lavorato per tenere il contatto con gli studenti, la scuola non ha mai chiuso. Oggi siamo di fronte a una variante molto pericolosa. Stiamo lavorando perché passi l’onda di piena e dopo non ci sarà più la scuola di prima, ma quella che vogliamo per i nostri figli». Cosa si prova fisicamente quando si è infetti da coronavirus: dal contagio alla guarigione

Un’altra arma sono i vaccini. Bisogna accelerare. Bisognerebbe anche superare queste differenze tra le varie regioni.

«Ho chiesto subito dopo il mio insediamento che tutto il personale della scuola sia protetto e vaccinato. Il vaccino è fondamentale e la mia richiesta è che si acceleri il più possibile». Un salotto, un bar e una classe: così si trasmette il contagio per via aerea

Nel rapporto di questa estate si parlava di una revisione dei criteri di dimensionamento degli istituti che permetterebbe di avere scuole più piccole e adeguate. Pensa di intervenire in questo senso?

«Ritengo che sia un tema importante, lo proporrò in Consiglio dei ministri».

Il presidente dell’Anp Giannelli propone un Invalsi straordinario a settembre per definire un piano di recupero delle lezioni perse in questo anno. Le sembra un’ipotesi percorribile?

«Le prove Invalsi si stanno già svolgendo e servono a darci una fotografia aggiornata del sistema. Per quanto riguarda il tema del recupero delle competenze e della socialità dei nostri ragazzi, ne stiamo ragionando insieme a un gruppo di lavoro. Il tema non è il recupero di ore, ma di contenuti. Dobbiamo creare un ponte tra questo e il prossimo anno». Covid e scuola, il matematico Sebastiani: “Ecco i dati che dimostrano perchè non possiamo riaprire le superiori”

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