Due miliardi, 48 aerei, 6 mila esuberi: una mini-Alitalia per voltare pagina

Il nodo della discontinuità
La questione della discontinuità, posta da Bruxelles come condizione irrinunciabile per dare semaforo verde all’operazione rilancio, è vitale anche per Ita, che a tutt’oggi opera con una struttura molto leggera (uno staff di 30-40 persone collocate in una sede all’Eur) grazie ai primi 20 milioni stanziati a suo tempo. Anche per Caio e Lazzerini il vertice di venerdì tra i nostri tre ministri dell’Economia, dello Sviluppo e dei Trasporti (Franco, Giorgetti e Giovannini) ed il commissario alla Concorrenza Vestager diventa così fondamentale: una volta che verrà accertato che effettivamente il piano italiano risponde a questo requisito, la nuova ITA verrà sollevata dal rischio di dover ripagare i 1,3 miliardi di aiuti di Stato contestati all’Italia. Ed è anche possibile che in seguito possa tornare a chiamarsi Alitalia.

Da parte del governo, spiega una fonte, «sebbene ci sia la piena consapevolezza della complessità della vicenda Alitalia, di una crisi che si trascina anni e della necessità di dare garanzie occupazionali, c’è anche la determinazione di voltare pagina. Si sta lavorando con l’obiettivo di rendere indipendente ITA, che deve essere in grado di operare senza gravare sui conti dello Stato».

I sindacati sono ovviamente preoccupati, perché la piccola ITA nasce troppo piccola rispetto ai quasi 11 mila dipendenti di oggi. Si aspettavano una convocazione in settimana da parte del governo per discutere la proposta che verrà illustrata alla Vestager, ma lo slittamento a venerdì di questo confronto ora rischia di far allungare i tempi e far salire ancora di più la tensione.

Da destra a sinistra l’ulteriore ridimensionamento della società non piace nemmeno alla politica. Protestano infatti sia il capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione trasporti alla Camera, Marco Silvestroni, che definisce «ridicola l’ipotesi di dotare Ita di 45 aeroplanini», sia Stefano Fassina di Leu. Entrambi contestano la soluzione dello spezzatino che verrebbe offerta a Bruxelles separando le attività di volo da servizi a terra e manutenzioni, ricordando che «il governo è stato impegnato dalla Camera a preservare l’unità del perimetro aziendale».

Il mercato dei voli non riparte
Stando alla Iata, l’associazione che rappresenta gli operatori dell’industria aerea, le prospettive del settore sono davvero pessime: la rapida risalita dei contagi, la diffusione di diverse varianti di Covid e la campagna più lenta del previsto di vaccinazioni rendono impossibile confermare il rimbalzo del 50% del traffico indicato a dicembre. Ci si dovrà accontentare di un più modesto aumento del 13%, dato che porterebbe il traffico globale del 2021 ad appena il 38% del livello segnato nel 2019 prima che scoppiasse la pandemia. E questo è il mare in cui ITA dovrà iniziare a nuotare.

LA STAMPA

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