Covid, contagi in classe a Roma: un caso su 5 tenuto “nascosto” dai genitori

Ma- conclude il presidente di Assopresidi- è necessaria la collaborazione di tutte le parti. Famiglie incluse».
Come previsto dal protocollo del Ministero della Salute e dall’ufficio scolastico infatti, la comunicazione dei positivi agli istituti arriva dalle famiglie dell’alunno. A quel punto la scuola, insieme alla Asl di competenza, attivano le procedure. Dalla quarantena fiduciaria per i compagni di classe e i docenti, allo screening fino al sequenziamento in caso di sospetta variante, e quindi la sanificazione.
Protocolli che variano a seconda del ceppo individuato: «Ci aspettiamo sempre la massima trasparenza e collaborazione da parte di studenti e famiglie» dice Stefania Senni, preside del liceo scientifico Amedeo Avogadro di via Brenta. Che precisa: «In questo caso la responsabilità sulla mancata comunicazione, è anche del medico che poi segue lo studente e la famiglia nel percorso della malattia. Ci aspettiamo che anche il dottore si accerti dell’avvenuta comunicazione agli istituti scolastici e quindi alle azienda sanitaria di riferimento. 

Ognuno, per forza di cose, deve fare la sua parte. Nella nostra scuola – conclude- siamo riusciti a tenere alta la guardia. Assenze e malattie degli studenti sono sempre controllati e siamo pronti a intervenire in caso di “anomalie”, come assenze prolungate».

IL MESSAGGERO

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