Alitalia, Draghi tratta con l’Ue. Giorgetti: basta buttare soldi

Da giorni sono partiti colloqui informali tra Roma e Bruxelles e altri ce ne saranno nelle prossime ore. Anche perché il governo italiano ha urgenza di scongelare i 55 milioni di euro dei ristori legati all’emergenza Covid, necessari a pagare gli stipendi, ma tenuti fermi dall’Europa in attesa di capire cosa farà il governo su Alitalia. Draghi ha letto e riletto le dichiarazioni di Vestager che dieci giorni fa sosteneva: «Vogliamo essere sicuri che si tratta effettivamente di una nuova società, il che implica avere un nuovo modello di business gestibile, occupati, asset, marchio: la vendita degli asset deve essere fatta in termini di mercato». Il messaggio è chiaro: Alitalia, dal brand a tutto il resto, deve essere smantellata.

Lo spezzatino, però, è una soluzione che terrorizza i sindacati, convinti, come sostiene il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito, che l’investimento dei 3 miliardi già previsti per la nascita di Ita debba garantire «un piano di sviluppo per la piena occupazione di tutti i dipendenti». Come spiega una fonte del Mise impegnata in prima linea sul dossier, Alitalia è «il primo banco di prova vero sulle politiche economiche di Draghi e sull’identità che vuole dare alla propria azione di governo. La prassi dell’amministrazione straordinaria prevede una vendita il più possibile unitaria che punti alla massima profittabilità. Se non farà così, il premier potrebbe trovare resistenze da parte della burocrazia ministeriale». Il ministro Giorgetti, allo stesso tempo, è però certo di una cosa: «Non butteremo più soldi in Alitalia».

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