Mamma la Dad

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di   Massimo Gramellini

Sono completamente d’accordo a metà con la madre di Caserta che ha denunciato alla facoltà di Medicina l’esaminatore di sua figlia e promette esposti contro chi ha diffuso il video dell’interrogazione. Ciò che rende contemporanea questa scena è che si è svolta dentro i riquadri di un computer. La ragazza sbaglia una risposta e il professore esplode: «Al sesto anno parli ancora di divisione cellulare nel morto? T’hannà arrestà!». Appena la studentessa scoppia in lacrime, si materializza la madre: «Ci sono modi e modi. Mia figlia è esaurita». «Signora, è colpa mia se sua figlia si è esaurita? Deve andare a curare la gente, ma li ammazza!».

Capisco il cuore di mamma davanti alle lacrime della prole, ma anche lo scoramento del prof, che magari era alla decima interrogazione e non ne poteva più di ascoltare strafalcioni. Qui però entra in ballo il contesto: la didattica a distanza. Un rimprovero solo sgradevole a porte chiuse diventa violento in presenza di uno strumento capace di spararlo all’istante in tutto il pianeta. L’avvento della rivoluzione digitale ci obbliga a comportamenti irreprensibili, dato che ogni nostro gesto si trova potenzialmente sotto gli occhi del mondo. A meno che non si riesca a subordinare la circolazione delle immagini al consenso delle persone coinvolte. Perciò sono d’accordo solo a metà con la signora: ha fatto bene a denunciare i diffusori del video, non il prof esasperato. Lui, come la ragazza, merita una seconda occasione, possibilmente in presenza.

CORRIERE.IT

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