Covid in India, crollati i contagi e i morti senza vaccinazione di massa. Il puzzle che incuriosisce gli scienziati

Pubblico e privato

Ciò non significa affatto che l’India abbia raggiunto l’immunità di gregge: indica certamente che questa immunità si può raggiungere e quando e dove questo accade l’espansione del virus crolla. Ma i rischi che nel Paese ci sia una ripresa se ci si rilassa rimane alto, anche perché gran parte degli indiani vive nei villaggi, dove, è vero, il virus corre meno che nei centri urbani ma dove l’immunità di massa è ben lontana dall’essere raggiunta. Il leggero rialzo di contagi e di morti degli ultimi giorni è un segnale d’allarme. Il governo di Narendra Modi, che finora non è riuscito a fare decollare la campagna di vaccinazione, mercoledì scorso ha quindi deciso di permettere che le dosi siano somministrate anche negli ospedali privati, che in India curano tre quarti delle persone e sono più efficienti. Significa che ora ai diecimila centri di vaccinazione pubblici si aggiungeranno ventimila ospedali privati: in questi ultimi, la dose di vaccino sarà gratuita ma la prestazione andrà pagata (quanto costerà sta per essere deciso dal governo di Delhi). A differenza che in Europa, in India i vaccini non mancano. La Serum Institute – l’azienda che produce più vaccini al mondo – realizza su licenza quelli di Oxford-AstraZeneca, ne ha in magazzino decine di milioni e ne può produrre 50 milioni al mese. Altri gruppi industriali stanno discutendo contratti di produzione con case farmaceutiche e Bharat Biotech sta concludendo i test su un suo vaccino, Covaxin. Delhi ha anche spedito 34 milioni di dosi a una trentina di Paesi, ai più poveri gratuitamente, ad altri su basi commerciali.

CORRIERE.IT

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