Draghi a Bruxelles, pronto il pressing: “Brevetti condivisi”. Ipotesi dose singola

L’ultima pessima notizia è trapelata due giorni fa. AstraZeneca dimezzerà la fornitura di dosi rispetto a quanto previsto nel contratto: meno di 90 milioni invece di 180. Riduzione però smentita (ma a metà) dall’azienda che ieri ha confermato le forniture di oltre 5 milioni di vaccini per l’Italia previste per il primo trimestre e l’impegno a consegnare all’Italia più di 20 milioni di dosi nel secondo trimestre. Bisognerà però vedere se alle parole seguiranno i fatti. Oggi si terrà un’audizione pubblica a Bruxelles con i ceo delle aziende produttrici, Pfizer, Moderna e Astrazeneca. Con quest’ultima in particolare la Ue è pronta a battere i pugni sul tavolo ribadendo che gli impegni presi nel contratto firmato ad agosto ora vanno mantenuti.

Intanto però i dubbi sulla gestione del piano vaccinale da parte di Bruxelles aumentano in molti stati. I premier di Danimarca, Spagna, Polonia, Lituania e Belgio hanno chiesto alla Ue di assicurare per il futuro una produzione comune di vaccini sicura ed efficiente, come a dire che fino ad ora non è stato così. E dunque molti paesi stanno coltivando l’idea di muoversi in modo autonomo producendo in casa propria. Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, ieri alla Camere ha confermato la volontà del governo di «investire per sostenere e sviluppare il sistema industriale italiano della farmaceutica, asset strategico fondamentale per il nostro Paese», ricordando che un vaccino anti Covid sarà prodotto in Italia: Reithera.

Pochi giorni fa il commissario all’industria Ue, Thierry Breton, aveva ribadito l’obbiettivo di raggiungere l’autosufficienza nella produzione dei vaccini in due anni. E ora è a caccia di altri stabilimenti oltre quelli delle aziende che detengono il segreto industriale. Ma i tempi sono lunghi e appare ancor meno praticabile l’idea di produrre in siti extra Ue perché occorrerebbe una doppia autorizzazione da parte dell’Ema proprio mentre si cerca invece di velocizzarne i tempi.

IL GIORNALE

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