Rider, maxi-inchiesta a Milano: «Non sono schiavi, le aziende devono assumerne 60 mila»

Ammende, indagini dei vertici e presunte violazioni fiscali. Le società di food delivery finiscono sotto inchiesta. Ma la richiesta più importante della procura di Milano è quella dell’obbligo di assunzione di 60mila rider: trasformandoli da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati.

Obbligo di assunzione di 60mila rider

Oltre «60mila lavoratori» di società del delivery, ossia Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo, dovranno essere assunti dalle aziende come «lavoratori coordinati e continuativi», ossia passare da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati. E ciò sulla base, come spiegato in una conferenza stampa della Procura di Milano, di verbali notificati stamani alle aziende. «Diciamo al datore di lavoro – è stato spiegato – di applicare per quel tipo di mansione che svolgono i rider la normativa, di applicare i contratti adeguati e quindi ci devono essere quelle assunzioni». Altrimenti saranno presi «provvedimenti» specifici.

Uber eats sotto indagine fiscale

La procura di Milano ha aperto un fascicolo «per verificare se sia configurabile una stabile organizzazione occulta» dal punto di vista fiscale per la società Uber Eats. Lo ha annunciato il procuratore di Milano Francesco Greco nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sulle indagini a tutela dei ciclofattorini avviate nel capoluogo lombardo.

L’indagine fiscale su Uber Eats punta a verificare se la filiale italiana del colosso statunitense col servizio di food delivery abbia messo in piedi «una stabile organizzazione occulta», ossia svolga il servizio in Italia ma con guadagni all’estero per evitare di pagare le tasse al fisco italiano.

«I pagamenti dei clienti vengono effettuati on line – ha chiarito Greco – ma non sappiamo dove vengono percepiti questi pagamenti e nel frattempo il rapporto di lavoro dei rider è strutturato sul territorio italiano». Le indagini per caporalato del pm Paolo Storari, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf, il 29 maggio avevano portato la Sezione misure di prevenzione del Tribunale, presieduta da Fabio Roia, a disporre, con un provvedimento mai preso prima nei confronti di una piattaforma di delivery, l’amministrazione giudiziaria di Uber Italy.

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