Draghi, settimana decisiva dopo la pausa sulle colline umbre | L’obiettivo: giurare entro venerdì 12

Una domenica in famiglia, nella sua casa di Città della Pieve, prima di affrontare la settimana decisiva per la formazione del nuovo governo. Mario Draghi, presidente del Consiglio incaricato, ha ricaricato le batterie ed è pronto al secondo giro di consultazioni con i partiti (qui il calendario) grazie alla giornata trascorsa nel suo “buen ritiro” nelle campagne umbre. La sfida, dopo aver incassato quasi tutti sì nel primo giro di consultazioni, è trovare il perimetro della maggioranza. La seconda tornata di incontri, stavolta a ritmi più serrati, servirà a spiegare quale sarà il suo piano di azione in vista della formazione del governo.

L’obiettivo dell’ex numero uno della Bce è quello di far incastrare tutti i tasselli di una nuova allargatissima maggioranza (dal Pd a Leu e Forza Italia, passando dall’inaspettata Lega, per finire al M5S), salire al Quirinale con il puzzle finito e sciogliere la riserva dell’incarico ricevuto il 3 febbraio. Al presidente Mattarella, Draghi potrebbe riferire mercoledì 10 o la sera prima, dopo i colloqui con i partiti. Nella migliore delle scalette, il successore di Giuseppe Conte e la sua squadra potrebbero giurare entro venerdì 12.

L’incaricato dovrebbe anche confrontarsi con le parti sociali. Un dialogo molto atteso da imprese e sindacati, anticipato da Draghi subito dopo aver ricevuto il mandato dal Colle ma per ora senza convocazione ufficiale. Tanto da far pensare che sindacati, imprese e categorie potrebbero essere chiamati formalmente a governo fatto, direttamente a Palazzo Chigi. Certo è, invece, il calendario delle consultazioni politiche. Il lunedì (pomeriggio) toccherà ai piccoli partiti piccoli (dalle 15 con il gruppo Misto della Camera fino alle 17.30 con le Autonomie, in mezzo il Movimento italiani all’estero, Azione, +Europa, i radicali, Noi con l’Italia, Cambiamo e Centro democratico). Martedì i primi a sedersi di nuovo al tavolo con Draghi saranno i cosiddetti ‘responsabili’, il gruppo di Europeisti-Maie-Centro democratico nato al Senato dopo le dimissioni di Conte. Poi Leu, Italia viva, Fratelli d’Italia, Pd, Forza Italia e Lega. Chiuderà, come sempre, il M5S (forse ancora con Beppe Grillo come capodelegazione).A quel punto il quadro potrebbe essere chiaro per far scattare la sintesi del super banchiere, mentre la fiducia del Parlamento potrebbe anche arrivare la settimana successiva, dopo il 14 febbraio. In ogni caso, secondo la prassi dell’alternanza, il primo voto dovrebbe essere al Senato.

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