Crisi di governo, Conte pensa a dimissioni e reincarico. Gelo da Pd e centristi

Ieri, poi, due anodine dichiarazioni di Michele Bordo (zingarettiano doc) e Anna Rossomando (orlandiana doc), avevano puntualizzato in stereofonia che “il Pd non ha mai puntato al voto anticipato”, criticando Renzi per la crisi al buio e avevano lanciato il patto di legislatura, ma senza citare mai Conte.

Insomma, anche il Pd guarda ‘oltre la siepe’: Conte ter o governo X, la crisi bisognerà pur risolverla senza precipitare il Paese nel baratro e far saltare il Recovery Plan, come ammoniva ieri il ministro Amendola.

Un altro ministro, agli Affari regionali, Francesco Boccia, una vita passata sulle barricate opposte a Renzi, aveva invitato Conte a “riprendere il dialogo con Iv, che pure ha aperto la crisi in modo irresponsabile”, chiedendo, però, a Renzi “un gesto di ravvedimento”, insomma un’abiura per la crisi. Renzi non ha replicato, Italia viva con Rosato e Bellanova ha rifiutato abiure, ma tende la mano e non vede l’ora di tornare in partita. In qualche modo.

Anche il moloch del Pd nazarenico e i suoi slogan (“mai più con Renzi”, “pronti al voto”, “o Conte o morte”) si va sgretolando. Del resto, proprio il ’partito’ dei ministri – specie i capofila di due aree interne importanti, Lorenzo Guerini per Base Riformista e Dario Franceschini per Area dem – avevano detto chiaro e tondo che, così, si sarebbe andati a sbattere. La maggioranza, questo è il ragionamento, non ha i numeri sufficienti per sopravvivere in Parlamento poggiando solo sui Responsabili, e Conte, nel cercare la conta e la prova di forza a tutti i costi, avrebbe esagerato. Anche i sindaci del Nord (Gori) dei governatori (Bonaccini), diversi deputati e senatori (Giovani Turchi, liberal, ex renziani) avevano chiesto di riaprire il dialogo con Renzi e ricomporre la maggioranza. Ma l’opzione Conte ter scompiglia le carte.

QN.NET

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