Le regole da rifare

di Ernesto Galli della Loggia

Che cosa altro deve succedere in Italia perché cambi il sistema politico, perché cambino le regole che lo governano?Non basta avere da tre anni come presidente del Consiglio — caso mai verificatosi a memoria d’uomo in alcun regime democratico — un signor nessuno mai presentatosi in alcuna competizione elettorale, privo di qualunque immagine pubblica precedente, estraneo a qualunque affiliazione che potesse farne indovinare le idee e i valori? E come l’esperienza ha dimostrato, proprio perciò disposto a essere qualsiasi cosa, ad abbracciare qualunque punto di vista, a presiedere coalizioni di governo e a promuovere leggi le une l’opposto delle altre?

Ancora: non basta ritrovarci con una rappresentanza parlamentare composta di uomini e donne in grandissima parte sconosciuti ai propri elettori? Ritrovarci con senatori e deputati eletti unicamente grazie alle loro relazioni personali con un pugno di oligarchi padroni di fatto delle liste elettorali, e quindi delle elezioni? Non basta ritrovarci con un Parlamento oggetto — chi mercoledì mattina ha ascoltato i programmi delle radio di mezza Italia ne ha avuto una conferma straziante — di un meritato dileggio per il semianalfabetismo di tanti dei suoi membri, per la loro dabbenaggine e la loro miseria culturale, per la penosa vanità e l’infantilismo argomentativo dei loro interventi?

A cos’altro sarà necessario assistere? Non bastano i fasti di un sistema che ormai annovera quasi soltanto partiti-meteore e partiti personali, che consente a un partito che ha perso le elezioni di sedere pressoché in permanenza al governo e dominare da sempre l’assegnazione di centinaia di incarichi pubblici di vertice? Non basta ascoltare l’intero stuolo di coloro che vivono di politica dipingere di continuo l’eventualità di un ricorso alle urne come la massima sciagura possibile, agitati da un terrore per la competizione tipico di un potere votato all’autoperpetuazione, a considerare la volontà dei cittadini un fastidioso inconveniente di cui sarebbe meglio fare a meno?

Non è un caso, dal momento che ciò che caratterizza il sistema politico e di governo che vige in Italia — e che rappresenta il fattore forse più rilevante nel distruggere qualunque fiducia nella democrazia da parte dei cittadini — è l’irresponsabilità. Per qualunque errore od omissione del potere, anche i più gravi, in Italia infatti è rarissimo che qualcuno paghi. Vuoi perché il meccanismo dei governi di coalizione e la farraginosità delle procedure consentono sempre di eludere qualsiasi precisa attribuzione di responsabilità (un solo esempio: qualcuno hai mai capito ad esempio chi è stato nel governo dell’epoca a permettere ad «Autostrade per l’Italia» di ottenere le concessioni che ha ottenuto con quelle scandalose clausole di favore?). E vuoi perché le elezioni, quando pure si fanno, sono un sistema blindato che garantisce comunque di essere eletto anche a un cavallo purché il capo della scuderia sia d’accordo.

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