AstraZeneca, obiettivo approvazione vaccino già mercoledì 27. L’Ema accelera

di Francesco Malfetano

Le vaccinazioni in Italia oggi sfiorano quota un milione e trecentomila. Vale a dire che se si fosse tenuto il ritmo giornaliero raggiunto la scorsa settimana – circa 80mila somministrazioni ogni 24 ore – si sarebbe potuto raggiungere l’obiettivo fissato dal commissario per l’Emergenza Domenico Arcuri di 6 milioni di vaccinati entro marzo. I ritardi annunciati anche per le prossime 3 settimane da Pfizer-BioNTech però, e le conseguenti 28mila inoculazioni registrate in media nei giorni scorsi, rischiano di far slittare tutto.  APPROFONDIMENTI

Per questo diventa determinante avere a disposizione il prima possibile tutte le 8 milioni di dosi attese dall’Italia entro marzo da AstraZeneca Oxford. Perché ciò avvenga però – come spiegato ieri anche dallo stesso Arcuri in conferenza stampa – serve l’autorizzazione dell’Ema, l’ente regolatore europeo. Un ok definitivo atteso per il 29 gennaio che, come si apprende da fonti italiane vicine alla struttura Ue, «potrebbe essere anticipato di 1 o 2 giorni». A confermarlo è anche il premier austriaco Sebastian Kurz che ieri ha fatto sapere di star «lavorando con gli altri paesi dell’Ue per un’approvazione più rapida e con meno burocrazia di AstraZeneca e di altri vaccini». L’obiettivo, in pratica, è riuscire a replicare quanto già avvenuto per la validazione di Pfizer e di Moderna, recuperando almeno 48 ore.

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Circa la metà di queste però, servirà poi ad Aifa (Agenzia italiana del farmaco) per dare il suo via libera al siero inglese definendone la percentuale di equivalenza rispetto ai vaccini già utilizzati. «AstraZeneca è il vaccino che si trova in fase più avanzata in termini di revisione autorizzativa da parte di Ema – spiega Giorgio Palù, microbiologo e presidente dell’Aifa – Ma in fase 3 ora ci sono anche CureVac e Johnson&Johnson. Il primo è sviluppato da una compagnia tedesca, in collaborazione con la Bayer, ed utilizza l’Rna messaggero proprio come Pfizer e Moderna. J&J invece, che ha appena pubblicato il lavoro di fase 2 ma è già in fase 3, sfrutta come vettore l’adenovirus. Per questi però ci sarà bisogno ancora di tempo».

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