Fotografia dell’impotenza

Il punto non è se è legittimo un governo di minoranza: sui precedenti si potrebbe scrivere un tomo a partire dal governo della “non sfiducia” di Andreotti. Il punto è che, se il presidente avesse voluto interpretare il suo ruolo in modo più interventista, sempre nell’ambito delle sue funzioni, lo avrebbe già fatto. Sottolineando, sin da ora nei colloqui che ci sono stati, la necessità di una maggioranza autosufficiente sugli imminenti adempimenti di bilancio (lo scostamento) che richiedono una maggioranza qualificata. Che è poi quel che fece Giorgio Napolitano con Berlusconi: prima fissò qualche paletto, in un contesto di emergenza assoluta che imponeva solidità di governo, e poi lo convocò al Colle dopo un voto sul “rendiconto”, passato alla Camera con maggioranza relativa.

E invece: Conte si appresta ad andare avanti, anche con un voto in più, Renzi si astiene in posizione quasi da appoggio esterno, il Quirinale, finora, osserva. È, semplicemente, la fotografia dell’impotenza, in cui nessuno ha la forza di mutare il grado di entropia del sistema, né Renzi di romperlo, né il governo di stabilizzarlo né il Pd di cambiarlo, dopo sette mesi in cui parla a vuoto di “svolta”, finché l’entropia non porta al collasso. Magari ci sarà la fiducia, e questo sarà vissuto da alcuni come una vittoria, ma il tema della stabilità resta squadernato in tutta la sua evidenza, appeso al voto dei renziani sul bilancio e sempre a rischio di incidente. Si continuerà a parlare di rimpasto, per non deludere gli appetiti degli affamati, continuerà la caccia ai parlamentari, e così via. In attesa dei numeri già si intravede il trionfo dell’inconcludenza politica, in cui non c’è mai un momento risolutivo e un approdo a un punto fermo: vaccini, tracciamento, immuni, Recovery, Alitalia, l’elenco è lungo. Non si conclude neanche la verifica, il rimpasto, i responsabili. Proprio nulla.

L’HUFFPOST

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