Renzi, le chiamate ai suoi parlamentari: «Io sto rischiando l’osso del collo, dovete stare compatti»

di Maria Teresa Meli

Renzi, le chiamate ai suoi parlamentari: «Io sto rischiando  l'osso del collo, dovete stare compatti»

«È in corso una guerra di nervi. Io ho posto un problema di contenuti, loro hanno deciso di rispondere con il mercimonio delle poltrone»: Matteo Renzi risponde così quando gli si chiede dell’insistente tam tam che vorrebbe diversi senatori in fuga da Italia viva. «Nel caso io comunque sarei l’ultimo a saperlo», scherza. E aggiunge: «Comunque io sono diverso, e spero che questa vicenda, nonostante le stupidaggini che girano sul mio conto, lo dimostri».

I renziani lasciano intendere che questo tam tam sulla fuga dei parlamentari di Italia viva potrebbe nascondere anche un altro scopo: «Luigi Di Maio e Dario Franceschini accreditano questa storia dei responsabili o, come li chiamano loro, i costruttori, e poi se Conte non ha i numeri lo possono sostituire senza apparire come quelli che lo hanno accoltellato». Sono voci, interpretazioni, è guerra di nervi, appunto.

Ma siccome il leader di Iv sa che non si tratta di un gioco e che lui, come ripete spesso in queste ore, «rischia l’osso del collo», quando si fa serio e si riunisce con i suoi parla un altro linguaggio: «Allora è in atto una grande offensiva mediatica per far vedere che i responsabili ci sono già, che hanno i numeri. Non è così. Serve soltanto ad aprire un problema nel nostro gruppo, a convincere i nostri che è più conveniente andare via. La macchina mediatica di Casalino e amici si è messa in moto, ma anche al Quirinale nutrono dubbi su questi numeri. Dobbiamo essere compatti come una falange macedone».

Renzi comunque sa di giocarsi molto. Anzi, di giocarsi tutto. Perciò ieri ha contattato tutti i «suoi» senatori dati per incerti. Primo tra tutti il segretario del partito socialista Riccardo Nencini. Ossia colui che ha consentito la nascita di Italia viva al Senato, giacché per il regolamento di Palazzo Madama può costituire un nuovo gruppo parlamentare solo chi detiene un simbolo presentato alle ultime elezioni. Se va via lui, quindi, sono guai perché potrebbe portarsi via il simbolo.

Nencini con Renzi è stato molto chiaro: «Guarda — gli ha detto — io penso che tu abbia sbagliato a chiudere al premier, io penso che sia giusto andare al Conte ter, ma dobbiamo andarci tutti, non accetterei una scissione del nostro gruppo». Così Nencini, ma siccome è guerra di nervi e Renzi sa che la preda più ambita da Palazzo Chigi è un pezzo del suo gruppo, ieri ha continuato a sondare gli umori delle sue senatrici e dei suoi senatori. Sono loro quelli che contano, perché alla Camera Conte avrebbe una maggioranza politicamente accettabile dal Pd solo con loro.

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