Vaccino AstraZeneca, ok entro gennaio. “Ecco il perché del ritardo”

di ALESSANDRO MALPELO

Professor Rasi, a che punto siamo con il vaccino AstraZeneca-Oxford, l’Ema ha ricevuto la documentazione?

“L’azienda farmaceutica ha consegnato il dossier a fine anno – risponde Guido Rasi, microbiologo, ex numero uno dell’ente regolatorio europeo dei medicinali – mi aspetto che l’Ema in settimana possa dettare il cronoprogramma. Non sono burocrati che stanno con le mani in mano. Occorrono però almeno venti giorni per validare un vaccino che richiede studi robusti e omogenei. Mi aspetto che il via libera possa arrivare entro fine mese”.

Le autorità del Regno Unito l’hanno approvato in un baleno.

“Sui tempi potrebbe aver pesato l’andamento dell’epidemia di Covid-19 in Gran Bretagna, che galoppa al ritmo di 50mila contagi al giorno, comprensibile l’esigenza di mettere in sicurezza determinate categorie di popolazione. L’Ema però deve verificare i requisiti per un prodotto che sarà distribuito in 27 stati diversi”.

L’Italia aveva scommesso su questo vaccino. Siamo ora in ritardo rispetto ai tempi preventivati, a cosa sono dovuti i rinvii?

“Il problema è noto, le incertezze attorno al vaccino AstraZeneca-Oxford riguardano la disomogeneità di alcuni dati relativi al dosaggio da utilizzare per ottenere un’efficacia ottimale (una dose e mezzo oppure due), l’intervallo di tempo (4-12 settimane) tra la prima e la seconda somministrazione, le fasce di età in cui si dimostra particolarmente efficace”.

Ci potrebbero essere conseguenze politiche legate all’uscita di Londra dall’Unione Europea?

“Lo escludo, la verifica è meramente tecnica”.

Quando pensa che l’Ema darà l’ok al terzo vaccino europeo?

“Se le informazioni presentate supereranno le criticità riscontrate, entro fine mese si può arrivare a una valutazione analoga a quella dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna”.

È vero che il vaccino sembra coprire bene i giovani adulti e meno gli anziani?

“Anche prendendo per buona la percentuale più bassa di efficacia dimostrata negli studi clinici (intorno al 60%) è documentato il fatto che il vaccino funziona molto bene in una popolazione mediamente giovane, mentre sopra i 55 anni i numeri sono diversi”.

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