Mascherine, chiusure e distanziamento. Niente illusioni: il 2021 non è un liberi tutti

di RAFFAELE MARMO

Il Coronavirus non conosce il calendario. E dunque, purtroppo, non possiamo o dobbiamo attenderci che da domani, con l’inizio del 2021, tutto quello che abbiamo vissuto in uno degli anni peggiori della nostra storia, fino alla mezzanotte di questa sera, finisca nel libro nero dei ricordi da dimenticare. No, diciamocelo con franchezza, dovremo fare ancora molta strada per stare almeno sicuri, se non tentare di riagganciare, in parte non certo in tutto, la vita che abbiamo conosciuto prima del Covid.

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Certo, lo sapevamo che non sarebbe bastato uno sfoglio di calendario per archiviare dpcm, zone colorate, autocertificazioni, limitazioni, divieti, coprifuoco, il bollettino della Protezione civile e, dietro tutto questo, i tamponi, il positivo e il negativo (che hanno assunto connotazioni semantiche opposte a quelle usuali), la paura del contagio, il terrore delle terapie intensive, lo spettro della morte imprevista e imprevedibile.

Lo sapevamo, certo. Ma non è stato un male che ci sia stato rammentato, per una volta senza troppi fronzoli, dal presidente del Consiglio: “Lo stato di emergenza lo prorogheremo sino a quando sarà necessario per mantenere i presidi di protezione civile e tutti i presidi che ci consentono di gestire l’emergenza, dando poteri ai soggetti attuatori. Questo evento è imprevedibile, mutevole, si dipana continuamente”.

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È vero, ci sono o, meglio, ci saranno i vaccini. Arriveranno gli anticorpi monoclonali. È immaginabile che lo stesso virus perda forza, come è accaduto nelle epidemie del passato.

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