Sci, le Regioni: «Skipass solo per chi ha seconde case o prenota notte in hotel»

Ma il governo, per bocca del presidente del Consiglio Giuseppe Conte ma anche dello stesso ministro della Salute Roberto Speranza, ha già detto, e ribadito in più occasioni, che dato l’alto numero di contagi registrato anche in questi giorni (pur in rallentamento, cosa che ha consentito ad alcune Regioni di uscire dal regime più restrittivo) non ci si può permettere di creare occasioni di assembramento come avverrebbe se si concedesse il via libera allo sci
Tra lunedì e martedì sono in programmi altri incontri tra governo e Regioni in vista della firma del nuovo Dpcm che si prevede venga licenziato entro la fine della settimana. Lì ci saranno le decisioni definitive anche in relazione all’apertura o no delle località sciistiche. In caso negativo, i presidenti delle Regioni hanno chiesto che vengano previsti congrui ristori per chi si vedrà costretto a tenere chiuso alberghi, rifugi, ristoranti, impianti. In questo senso si era espresso, in un’intervista al Corriere, il governatore del Veneto Luca Zaia.

La proposta della Val d’Aosta

Le festività di Natale e fine anno, comunque, non esauriscono il problema. Perché la stagione sciistica vera e propria di solito abbraccia le settimane che vanno dalla fine di gennaio alla fine di marzo (le famose settimane bianche). Cosa fare? Ancora tutto chiuso o si può pensare ad allentare la morsa e consentire una, seppur graduale e controllata, ripresa? Al momento da Roma non arrivano indicazioni di alcun genere. È chiaro che tutto è legato alla curva dei contagi, all’arrivo del vaccino e ai comportamenti degli italiani. Ma c’è chi si porta avanti pensando a come cautelarsi. È il caso della Valle d’Aosta dove si sta pensando al tampone preventivo: chi vuole andare a sciare sulle piste della Regione deve sottoporsi al test entro le 72 ore precedenti (un’ipotesi che l’estate scorsa aveva avanzato anche il presidente della Sardegna Solinas). Visto che si stanno diffondendo i cosidetti «tamponi rapidi», un largo impiego di questi test consentirebbe di avere una verifica a monte sulle persone che intendono arrivare in una località sciistica. Una misura preventiva da affiancare alle disposizioni precauzionali (distanziamento, mascherine, riduzione degli accessi) così da consentire un minimo di attività.

CORRIERE.IT

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