Da Maradona a Mina, i geni. Extraterrestri ci avete portati via

di MICHELE BRAMBILLA

Che cos’hanno in comune Maradona, celebrato in questi giorni eroe dei Due Mondi, e Mina, che a ottant’anni fa uscire un doppio disco? E Celentano, che a 82 sbanca i social con un brano di 46 anni fa dal titolo impronunciabile? E Sean Connery, il quale “nonostante gli innumerevoli tentativi di imitazione” resterà sempre l’unico vero 007? Hanno in comune che sono fuoriclasse. Extraterrestri. L’altro giorno Mattia Feltri ha scritto sulla Stampa un bellissimo corsivo su Maradona dicendo di aver sempre detestato quasi tutto di lui: la cocaina, la retorica terzomondista, il populismo castrista, la dissipazione del talento, e così via.

Mattia (che appartiene egli stesso alla categoria dei fuoriclasse) scrive che ha sempre preferito il Milan di Sacchi, l’organizzazione del lavoro, la tattica, la disciplina, la fatica. E però, vedendo giocare Maradona, anzi vedendolo danzare, tutto il suo razionalismo si sottometteva al trascendente. Perché certe cose, certe cose che faceva Maradona, non sono spiegabili con alcuna categoria umana. Né con l’allenamento, perché non si allenava; né con la cura di sé, perché era capace come pochi di farsi del male; né con il fisico, perché era sgraziato, grassoccio, con il culo basso. Maradona era inspiegabile come inspiegabili sono stati tutti i grandi geni, tutti gli uomini e le donne che ci hanno regalato le emozioni più forti. Ho citato, da Maradona a Mina a Sean Connery, personaggi che possono piacere o non piacere.

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