Covid, ecco le Regioni che cambiano colore. Natale sarà senza deroghe

La «liberazione» dalle restrizioni della zona rossa per Lombardia, Piemonte e Calabria è la «buona notizia» che il governo e i presidenti delle Regioni aspettavano da giorni. Da domani nei territori che entrano in fascia arancione i negozi potranno riaprire e i ragazzi di seconda e terza media torneranno a scuola. Ma se la Liguria e la Sicilia diventano gialle e la geografia nazionale del rischio da Covid-19 cambia ancora, per gli studiosi la situazione epidemiologica del Paese non consente allentamenti. Il consiglio è di tenere duro, costi quel che costi, perché l’impatto del virus sui sistemi sanitari regionali è ancora troppo forte e troppo alto il rischio di una pericolosa «inversione di tendenza» rispetto al lieve miglioramento dei dati.

Con la relazione del Comitato tecnico scientifico sul tavolo i ministri del governo Conte hanno discusso per ore, nel tentativo di trovare un accordo sulle regole chiave del Dpcm che il premier spera di firmare entro il 2 dicembre. Stop agli spostamenti anche tra le regioni gialle, unica deroga per il rientro a casa dei residenti. E la madre anziana? Le persone sole? «Se apriamo alle eccezioni è finita», sospira un ministro che immagina un Natale «ciascuno a casa propria». E allora: coprifuoco dalle 22 alle 6, quarantena obbligatoria per chi torna dall’estero e niente sci sulle piste italiane. Ristoranti chiusi alle 18 e fermi tutto il giorno a Natale e a Santo Stefano. Negozi aperti fino alle 21, per diluire le presenze. È la linea dura, che nasce dalla constatazione del Comitato tecnico scientifico che la pressione sugli ospedali è ancora «molto elevata e non in regressione» e che «un rilassamento prematuro e un abbassamento dell’attenzione nei comportamenti» avrebbero conseguenze drammatiche.

La discussione più tesa e complessa è andata in scena sul coprifuoco. La frase con cui il dem Francesco Boccia durante il confronto-scontro con le Regioni ha infranto il totem della messa di Natale («Non è eresia far nascere Gesù Bambino due ore prima») ha scatenato una polemica politica. Il ministro degli Affari regionali, seccato perché il suo «esempio» è stato fatto uscire «ad arte» dalla Lega, ha richiamato i governatori di centrodestra, da Fontana a Spirlì: «Non si può usare la Chiesa per far saltare il coprifuoco. Ma li vedete i numeri dei morti? Come si può pensare di allentare le misure? Va bene far ripartire il commercio, ma non possiamo rischiare la terza ondata a gennaio». Posizione che in Consiglio dei ministri il ministro Dario Franceschini ha sostenuto con forza: «La destra sta strumentalizzando le parole di Boccia, se cediamo salta tutto e rischiamo il bis di Ferragosto».

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