La guida del G20 affidata all’Italia nell’anno cerniera

di Fabrizio Pagani e Davide Cichero

Ieri, con l’adozione del comunicato finale, si è ufficialmente concluso il Vertice G20 di Riad. Alla foto di famiglia che tradizionalmente accompagna l’incontro annuale dei Capi di Stato e di Governo delle più grandi economie del pianeta, si è sostituita la proiezione digitale delle loro immagini sulle rovine di Dir’iyya, la città di origine della dinastia saudita. Al centro stava l’immagine del Re Salman bin-Abdulaziz Al Saud.

Al Saud è presidente di turno del Gruppo, figura affiancata da quelle dei premier giapponese e italiano, rispettivamente presidenza passata e futura del G20. A causa delle restrizioni agli spostamenti internazionali legati alla pandemia, il vertice è stato tenuto in formato interamente virtuale, così come gran parte delle riunioni sotto presidenza saudita, con non poche ripercussioni sul processo G20. Si immagini negoziare un comunicato via Zoom… Anche i temi delle discussioni del G20 sono stati fortemente condizionati dalla crisi del da Covid. L’Arabia Saudita ha infatti dovuto rivedere la propria agenda e aggiornarla alla luce della pandemia. La presidenza saudita può senz’altro vantare di essere riuscita a mantenere il G20 in vita e a radunare tutti i membri del Gruppo. Perfino Donald Trump ha fatto una fugace apparizione al vertice. Si consideri che nel 2020, per la prima volta dal 1975, il Vertice G7, quest’anno a presidenza americana, non si è tenuto. Ciononostante, il G20 di Riad ha risentito inevitabilmente del contesto geopolitico del momento. Le forti tensioni tra alcuni membri del Gruppo – in primis Stati Uniti e Cina – e la riluttanza dell’amministrazione americana verso la cooperazione multilaterale, hanno reso il raggiungimento di deliverable concreti particolarmente arduo. Alcuni risultati sono però sicuramente degni di nota. Anzitutto, la Debt Service Suspension Initiative (DSSI), adottata dai ministri delle finanze e dai banchieri centrali del G20 per sospendere il servizio del debito ad alcuni Paesi in via di sviluppo fino a giugno 2021, permettendo loro di finanziare spese relative alla pandemia. Inoltre, sul fronte sanitario sono stati presi impegni per favorire l’accesso globale ai vaccini, senza tuttavia assumere, nonostante le pressioni europee, specifici impegni quantitativi in termini di risorse finanziarie dedicate. 

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