La (debole) sfida a questa Europa

di   Mario Monti

La (debole) sfida a questa Europa

Decisioni europee di grande importanza e particolarmente attese in Italia, come gli ingenti fondi del Recovery Fund, rischiano di saltare o di tardare
di mesi per una disputa che nel nostro Paese può sembrare astratta. Tre Stati membri — l’Ungheria di Orbán, la Polonia di Morawiecki e Kaczynski e ora la Slovenia di Janša — si oppongono alla condizionalità voluta dagli altri 24 Stati membri e soprattutto dal Parlamento europeo : uno Stato non potrà percepire i fondi ad esso attribuiti se viola le regole dello stato di diritto, come l’indipendenza
della magistratura o la libertà di stampa, ad esempio quando queste indagano o protestano contro esponenti politici o partiti corrotti.

Non dobbiamo pensare che questo sia un eccesso di zelo di Bruxelles, né prendercela con i popoli di quei Paesi. Sono popoli che hanno sofferto pesantemente sotto la dominazione sovietica. Liberatisi da quel giogo, hanno chiesto con insistenza di entrare nella Ue e, dopo radicali modifiche delle loro strutture economiche e l’adozione di sistemi costituzionali democratici, nel 2004 vi sono stati accolti. In una Comunità che non è solo economica, ma prima di tutto di valori e di diritti, non possiamo ammettere che in qualche Stato membro si abbandoni la democrazia, né che i denari dei contribuenti europei vi siano utilizzati non per promuovere lo sviluppo economico e sociale, ma per arricchire corruttori e corrotti a danno dei cittadini.

(N.B. per l’Italia. Non dovremmo sorprenderci se un giorno la Ue, prima di erogare i suoi fondi, volesse verificare bene, in ogni Paese, se lo Stato e il governo non solo osservano lo stato di diritto, ma vogliono e riescono a farlo osservare da parte dei cittadini e delle imprese.

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