Il futuro dell’Italia si deve scrivere adesso

di Venanzio Postiglione

La zona rossa diventerà arancione. E viceversa. La gialla aspetterà un po’, vedremo. Il governatore che chiude vuol restare aperto. Ma quando aprono chiederà la chiusura. Il federalismo sognato da Carlo Cattaneo due secoli fa ora si è trasformato in una macchia di colore sulla cartina: dalla questione meridionale o settentrionale alla questione cromatica. Non si vive mese per mese (avercene), ma giorno per giorno. Il traguardo più lontano è Natale, con i dubbi sul cenone, i parenti stretti e i regali, mentre un discorso serio sull’Italia del 2021 e magari anche del 2022 non lo fa nessuno. O quasi nessuno. Il futuro si scrive adesso: se solo qualcuno decidesse di farlo.

La sanità è quella della primavera ma anche di dieci e venti anni fa. Come un palazzo in zona sismica che spera solo non arrivi il terremoto perché non è stato messo in sicurezza o ricostruito ex novo. Paolo Valentino ci ha raccontato il modello tedesco (Corriere di sabato 14): la presenza capillare con i medici della porta accanto, i posti in terapia intensiva passati da 28 mila a 40 mila, i tamponi allargati e anche veloci, il localismo che ha fatto un passo indietro di fronte all’emergenza.

A volte non si sa dove pescare: qui ci sarebbe già un sistema pronto da osservare e tradurre in italiano. E non è solo perché ora siamo bastonati dalla pandemia. L’investimento sulla salute, sulla sanità, avrebbe senso per noi tutti e per le prossime generazioni, «ce lo ritroviamo» per dirla facile.

L’attuale modello si basava (e si basa) soprattutto sullo slancio e la generosità dei singoli, lo sanno anche i ragazzini e adesso sta succedendo di nuovo. Ci affidiamo ai medici, sperando sempre di trovare in corsia il dottor Rieux che illumina La Peste di Camus: «Non so quello che mi aspetta né quello che accadrà, dopo. Per il momento ci sono dei malati e bisogna guarirli». È così ogni giorno, nei nostri ospedali. Poi la tempesta passerà e prenderà forma un modello diverso: se viene immaginato, pensato, discusso, deciso, organizzato. Si tratta di guardare oltre la prima curva, epidemiologica e non solo.

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