Salute, scuola, lavoro: incertezze di troppo

Né tranquillizza ascoltare il presidente del Consiglio affermare (2 novembre in Parlamento) che «è necessaria una nuova strategia di organizzazione della presenza pubblica nell’economia, che non ostacoli il mercato ma sappia intervenire e indirizzarlo». Davvero dovremmo fidarci ad occhi chiusi degli indirizzi della politica alle aziende private? La storia delle imprese pubbliche in questo Paese, almeno quelle su cui il mercato non vigila, ne lascia quanto meno dubitare.

Ma che cos’è con precisione l’incertezza, e che effetti ha sul comportamento delle persone? Come avevo già scritto quattro anni fa su queste pagine, esporsi a situazioni che comportano dei rischi fa parte della nostra vita quotidiana, ma l’incertezza è diversa dal rischio. Affrontare un rischio significa esporsi a un evento aleatorio essendo in grado di stimare la probabilità che esso si verifichi: gioco alla roulette e so che (se non è truccata) la probabilità che esca il rosso è esattamente 50 per cento.

Al contrario, in situazioni di incertezza non si conosce con precisione la probabilità che un evento si verifichi, o non la si conosce affatto. In altre parole l’incertezza non può essere descritta nei termini probabilistici applicabili a un gioco d’azzardo: non solo non sappiamo che cosa accadrà, spesso non conosciamo neppure che cosa potrebbe accadere. Mervyn King, l’ex-governatore della Bank of England, in Radical Uncertainty, un bel libro recentemente scritto con John Kay, usa, per la differenza fra rischio e incertezza, l’esempio della decisione di Barack Obama di dare il via libera ai Navy Seals per la cattura di Osama bin Laden nel campo di Abbottabad in Pakistan. Obama non conosceva la probabilità che bin Laden si trovasse in quel campo: «John», l’agente della Cia a capo dei Seals, diceva che la probabilità era il 95%, altri gli dicevano che le chances fossero 50-50. Un esempio di decisione in condizioni di incertezza.

I miei colleghi Pierpaolo Battigalli, Simone Cerreia, Fabio Maccheroni e Massimo Marinacci, grandi esperti di incertezza, spiegano che le persone preferiscono dover far scelte che comportino rischi conosciuti, cioè preferiscono esporsi al rischio che all’incertezza. Per esempio, scelgono di investire in una tecnologia già adottata anziché in una nuova, apparentemente migliore, ma non ancora sperimentata. Preferiscono la vecchia anche se sanno che è efficace solo nel 50 per cento dei casi, ma almeno questo lo sanno. Questo atteggiamento è conosciuto come «avversione all’ambiguità». L’avversione all’ambiguità ha due conseguenze. Innanzitutto, più le persone sono avverse all’ambiguità, più insistono nelle loro scelte, e diventa difficile indurle a cambiare i loro comportamenti. Un altro modo in cui le persone reagiscono all’ambiguità è rifugiandosi in «porti sicuri», risparmiando di più appunto.

In Germania, nei mesi precedenti le elezioni del settembre del 1998, vi fu un boom nei risparmi delle famiglie. Durante la campagna elettorale Gerhard Schröder si era impegnato, qualora avesse vinto, a cancellare la riforma pensionistica appena varata dal suo avversario, il cancelliere Helmut Kohl. Ma non diceva quali provvedimenti alternativi avrebbe adottato. Tutti sapevano che il sistema pensionistico tedesco non era sostenibile e che le regole sarebbero dovute cambiare. Di fronte all’incertezza i cittadini tedeschi scelsero di proteggersi risparmiando di più. Il risultato fu un forte rallentamento dell’economia, almeno fino a quando Schröder dopo qualche anno risolse l’incertezza varando una sua riforma pensionistica.

La conclusione, sempre vera nei momenti difficili che la storia presenta e ripresenta, è l’importanza per un Paese di avere un governo che regoli ma non interferisca e sappia tenere la rotta, adottare rapidamente misure efficaci e spiegare i provvedimenti presi in modo semplice.

Adottare provvedimenti efficaci e spiegarli in modo semplice, aiutare i cittadini a diradare le nubi dell’incertezza, è il compito primo di un governo a livello nazionale e locale. In una situazione di emergenza come quella che attraversiamo, lo sforzo deve coinvolgere la politica tutta, maggioranza e opposizione. Ma al governo spetta la prima mossa.

CORRIERE.IT

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