Fisco, torna l’incubo-patrimoniale? Le parole di Giuseppe Conte tolgono ogni dubbio: “In Italia un grande risparmio privato”

Termine perentorio, inderogabile. A fine ottobre siamo ancora qui, con i Benetton paciosi che continuano a rifiutare le offerte della Cdp. Vogliamo parlare del Mes? Uno «stigma» sull’Italia che non ci possiamo permettere, ha detto Conte in una conferenza stampa di pochi giorni fa trasmessa in diretta dai tg. Malgrado il termine sconosciuto ai più, tutti hanno ricevuto il messaggio forte e chiaro. Passate poche ore, la versione è cambiata: «Non è una panacea, ma ne riparleremo nelle sedi opportune».

RETROMARCIA
Giravolta più sottile è quella sulla riforma del fisco. Il premier, infatti, ancora oggi assicura che a dicembre si farà. Peccato che il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha spiegato chiaramente, e messo nero su bianco nella Nadef, che nel 2021 ci sarà solo il rafforzamento già in atto del bonus Renzi e, forse, l’assegno unico per i figli (che toglierà soldi al ceto medio). Il resto è affidato ad una legge delega che dovrebbe chiudere il suo percorso entro la fine della legislatura. A babbo morto. Torniamo allora alla patrimoniale. «In Italia c’è un grande risparmio privato. Ci sono tanti progetti», diceva Conte a metà maggio. A quale versione dobbiamo credere? Le promesse di risarcimenti e aiuti a tutti fatte in questi giorni lasciano pochi dubbi. Per accontentare categorie e sindacati (e restare in sella) servirà parecchio denaro. Certo, c’è il Recovery. Ieri, però, da Bruxelles hanno fatto sapere che, se tutto va bene, la pratica inizierà a girare da febbraio. Il che significa che i soldi potrebbero tranquillamente arrivare nel 2022. A quel punto, anche rimangiandosi le promesse fatte in questi giorni, niente di più facile, mancherebbero 15 miliardi che Gualtieri ha già imprudentemente inserito nella manovra da 40 miliardi. Chi coprirà il buco? 

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