Governo e Dpcm: è tutto da rifare ma Conte tentenna

Conte confida di poter evitare un nuovo dpcm anche in funzione della nuova strategia nella quale inizialmente si è trovato stretto e che poi ha deciso di sposare. Raccontano che sia stato l’intervento di Franceschini a essere dirimente, nelle ore successive alla serrata delle scuole disposta da Vincenzo De Luca: “Giuseppe, non possiamo fare la guerra alle Regioni impugnando le ordinanze. Dobbiamo sostenere le istituzioni locali e coordinare gli interventi, o rischiamo di andare allo scontro perenne”.

Dopo qualche ora di riflessione, il presidente ha dato il proprio via libera. A Speranza e a Francesco Boccia il compito di istituire il coordinamento delle operazioni. Il ministro degli Affari regionali ha istituito una sorta di cabina di regia permanente, sentendo quotidianamente quasi tutti i governatori valutando e validando le proposte. Di concerto con il ministro della Salute, che sta controfirmando le ordinanze dei presidenti: prima la Campania, quindi il Piemonte, poi la Lombardia. E’ lo stesso governo a sollecitare le Regioni laddove la curva dei contagi appare più preoccupante, come in Veneto, Liguria e Valle d’Aosta. Conte stesso si è intestato l’operazione intervenendo al Senato: “In specifiche regioni siamo pronti a intervenire con misure più restrittive”.

E’ significativo il caso del Lazio. Nicola Zingaretti è tra coloro i quali fin dalla scorsa settimana ha insistito per misure più stringenti. In un primo momento, quando la strategia dei “lockdown” dal basso non era ancora maturata e all’orizzonte sembrava profilarsi una nuova stagione di scontro tra Roma e autonomie locali, aveva fatto sapere di non voler prendere decisioni in autonomia, conscio anche del significato politico che avrebbero assunto per il doppio ruolo di leader di uno dei principali partiti di governo. Il segretario del Pd si è mosso solo quando il quadro è diventato chiaro, procedendo come i colleghi a disporre coprifuoco e incremento della didattica a distanza.

Per i rigoristi, secondo i quali questa tecnica a macchia di leopardo comunque non basta, è un modo per rientrare dalla finestra, per Conte e il governo tutto è una via d’uscita per scaricare almeno una parte dell’impopolarità dei provvedimenti sulle Regioni. Qualcuno nei 5 stelle maligna: “E’ scottato dall’indagine sulla mancata zona rossa nella bergamasca, è ovvio che da questo punto di vista non vuole avere storie”.

Quanto si potrà andare avanti in questa sorta di ordine sparso organizzato non si sa. Nessuno vuole il lockdown, ma i rigoristi continuano a spingere con forza per un nuovo dpcm, Palazzo Chigi prende tempo. Venerdì, probabilmente, il redde rationem.

L’HUFFPOST

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