Il sociologo De Kerckhove: “Troppo Covid sui media, si alimenta il panico”

di LUCA BOLOGNINI

Il Covid ha infettato anche l’informazione italiana. Per il sociologo Derrick de Kerckhove, l’allievo prediletto del grande massmediologo americano Marshall McLuhan, la deriva dei media nostrani, che seguono ossessivamente qualsiasi argomento collegato al virus, può essere pericolosa.

Covid, bollettino del 19 ottobre

Professore, il Covid domina da mesi le trasmissioni televisive e le prime pagine dei giornali, sopratutto in Italia. Questa overdose di informazioni non rischia di aumentare il panico inutilmente?

“Per una parte della popolazione sicuramente. Si chiama infodemia: è il caos generato da un numero strabordante di articoli e approfondimenti. Alla fine non si capisce più di che cosa ci si possa fidare. Le cifre sono credibili? La cura funziona? Il virus è pericoloso? Tutta questa incertezza finisce per aumentare la paura. Stiamo attraversando una vera e propria crisi epistemologica: non si capisce più cosa abbia senso e cosa no. E poi c’è un altro aspetto”.

Quale?

“Bisogna tenere in considerazione quella che gli anglofoni chiamano ’Coronavirus fatigue’, ovvero la stanchezza dovuta alle restrizioni per contenere l’epidemia. In Francia, ad esempio, questo sentimento è molto diffuso: tante persone protestano contro le misure prese dal governo. Cosa che non succede nel vostro Paese”.

Perché le tv e i giornali italiani sono ossessionati dal Covid?

“C’è una diversa mentalità. I francesi sono più critici e meno tolleranti. Gli italiani sono più docili nei confronti del potere. In pochi da voi hanno protestato per la possibilità di essere continuamente tracciati da una app sviluppata per contenere i contagi. In Francia, nonostante il virus abbia colpito più duramente, le manifestazioni sono state vibranti. Inoltre il Coronavirus è una malattia che si nasconde: ci mette anche 15 giorni per manifestarsi. L’incertezza aumenta l’effetto di paura.

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