Scuola, cosa cambia alle superiori: ingresso posticipato alle 9, turni pomeridiani e più didattica a distanza

«Riteniamo possibile e necessario, proprio per salvaguardare la scuola in presenza, soprattutto per le scuole d’infanzia, elementari e medie – ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini – incidere maggiormente sugli scaglioni di ingresso e uscita dalle scuole». Sono state le stesse Regioni a chiedere un’indicazione puntuale nel Dpcm sulla possibilità di rafforzare negli istituti superiori, soprattutto per le ultime tre classi, la didattica integrata già sperimentata in questo mese, «perché non rientra nelle prerogative né dei sindaci né delle Regioni organizzare i tempi e le modalità organizzative delle autonomie scolastiche».

Gli interventi mirati

La ministra Lucia Azzolina, dal canto suo, è stata irremovibile e ha ribadito quanto va dicendo giorni. «La scuola in presenza è fondamentale per tutti, dai più piccoli, all’ultimo anno del secondo grado», anche perché questi ultimi hanno gli esami di maturità, ha detto. L’idea della ministra – e che poi è entrata nel Dpcm – è che non vada presa nessuna misura generalizzata, ma interventi mirati, territorio per territorio, e d’intesa con dirigenti scolastici e famiglie. Soddisfatti i dirigenti scolastici, che con il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, sottolineano: «Gli orari di inizio delle lezioni delle scuole secondarie di secondo grado devono tenere conto del contesto la situazione dei trasporti pubblici locali nelle aree metropolitane è molto diversa da quella dei piccoli centri».

L’università

Il ministero dell’Università e della ricerca, dal canto suo, ha costituito una cabina di regia per valutare l’impatto dell’emergenza sanitaria sul sistema della formazione superiore e della ricerca. Le università, sentito il Comitato Universitario Regionale di riferimento, stabilisce il Dpcm, predisporranno, in base all’andamento del quadro epidemiologico, piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari in presenza e a distanza. «Le università sono luoghi sicuri, la didattica è già al 50% a distanza, le lezioni sono controllate, con uso della mascherina e distanziamento, tutto è stato programmato con protocolli specifici e la massima attenzione, è impossibile fare di più all’università», ha evidenziato il ministro Gaetano Manfredi. Intanto il Comitato Priorità alla Scuola ha organizzato per lunedì presidi e flashmob in 13 città di 10 regioni. «La chiusura delle scuole, e il passaggio alla didattica a distanza, sarebbe accettabile solo in caso di un lockdown totale di tutto il Paese», dicono i promotori. «La scuola deve rimanere aperta, è una priorità di questo paese assieme al lavoro», è il parere anche di Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità.

CORRIERE.IT

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