Jole Santelli, il sorriso nonostante la malattia: «La vita è una sorpresa»

La sua squadra, a volte, non sapeva come tenerla a freno. A volte si aveva l’impressione che l’occhio dei suoi collaboratori piombasse come un giudice silente sul pacchetto di sigarette sempre vuoto e su quel posacenere davanti, che invece era sempre pieno. Perché Santelli era uno di quei treni che non si potevano fermare. Tumore o non tumore. «Glielo dico con sincerità. Non ho avuto paura per me stessa. Neanche un po’. Quando hai sulle spalle la responsabilità di un’intera Regione, la paura non te la puoi permettere. Come non puoi permetterti di stare chiusa in casa», diceva in un’intervista rilasciata a Sette in pieno lockdown, quando la luce della sua stanza nella Cittadella della Regione Calabria era sempre accesa, notte e giorno, perché c’erano continue riunioni in streaming con i colleghi governatori e i ministri, soprattutto Speranza e Boccia. Durante tutta l’ora dell’intervista, Santelli aveva tossito e poi sorriso, sorriso e poi tossito. Come se le tracce sinistre della malattia riguardassero un’altra lei, e quindi non potessero in alcun modo condizionarla.

Nipote di Giacomo Mancini, erede di una dinastia socialista, Santelli era la migliore rappresentante nazionale dei ventenni orfani del Garofano che poi avrebbero trovato riparo dentro Forza Italia. Con «quelli di sinistra», come diceva lei, si trovava benissimo. Aveva scelto Eva Catizone, sindaca rossa della Cosenza degli anni Duemila, come guida del suo staff alla regione. E la Catizone era diventata una specie di esperta per interpretarne gli occhi e le movenze del viso.

Con un margine di errore, ovviamente. Superata l’una di notte di questa cena di una tarda estate segnata dalla pandemia, la tavolata dà segni di cedimento. «Jole sta alzando gli occhi, muove le mani così. Forse è il segno che tra un po’, finalmente, ce ne possiamo andare a nanna». Falso allarme, c’è Jole che apre un altro discorso, si parla della maggioranza giallorossa, anzi no, «ma non so come fare con quelle malelingue che dicono che sto sempre a Roma e invece sto sempre a Catanzaro», si torna a parlare della Calabria, però, aspetta, «l’altro giorno ho parlato con Berlusconi e mi ha detto…»; e ancora sorrisi, chiacchiere, il futuro del centrodestra nazionale, quello della Regione Calabria, «ma già ve ne volete andare a letto, non sono neanche le due…».

Disegnava la storia del futuro, Jole Santelli. Quel futuro che da oggi andrà avanti senza il suo sorriso, le sue sigarette, la sua politica, la sua voglia di vita. E la sua vita stessa.

CORRIERE.IT

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