Ritrovato relitto nazista, l’ipotesi: “A bordo la leggendaria Camera d’ambra degli zar”

di LUCA BOLOGNINI

Varsavia – “Fate in fretta, è un ordine di Adolf Hitler”. Quando nel 1941 i soldati nazisti trafugarono pezzo per pezzo da San Pietroburgo (l’allora Leningrado) la leggendaria Camera d’ambra, nessuno poteva immaginare che l’ottava meraviglia del mondo, così la chiamavano i suoi ammiratori, di lì a quattro anni sarebbe sparita nel nulla. Ma oggi, a distanza di 75 anni, un team di sub polacchi è quasi sicuro di averla ritrovata. Se fosse vero, si tratterebbe di un tesoro che vale almeno 500 milioni di euro. Anche se non è la prima volta, a essere pignoli, che il pezzo più pregiato del tesoro degli zar, secondo un esercito di Indiana Jones più o meno improvvisati, è sul punto – poi mai raggiunto – di rivedere la luce.

La scoperta

Nei giorni scorsi, la Baltictech, una società polacca che si occupa di esplorazioni ad alte profondità, ha annunciato di aver ritrovato praticamente intatto il relitto del Karlsruhe, un piroscafo nazista bombardato da aerei sovietici e affondato nel mar Baltico nell’aprile del 1945. La nave si trova a 88 metri sotto il livello del mare a una dozzina di chilometri da Ustka. “Al suo interno – hanno spiegato i sub su Facebook – ci sono mezzi militari, porcellane e casse sigillate in ottime condizioni. Questa scoperta potrebbe gettare nuova luce sulla scomparsa della leggendaria Camera d’ambra”.

L’ottava meraviglia del mondo

Il capolavoro dell’arte barocca fu ideato nel 1701 dall’architetto tedesco Andreas Schlüter. La camera si trovava a Berlino. Nel 1716, durante una vista in Prussia, lo zar Pietro il Grande la vide e se ne innamorò. Occupava uno spazio di circa 55 metri quadrati ed era rivestita interamente da 6 tonnellate di ambra proveniente dal mar Baltico. Le centinaia di candele che venivano accese per stupire i visitatori davano la sensazione di essere immersi nell’oro zecchino. Per cementare l’alleanza con la Russia, Federico Guglielmo I regalò la stanza a Pietro. Lo zar incaricò il fiorentino Francesco Bartolomeo Rastrelli di smontare e rimontare a Tzarskoe Zelo, una reggia a 26 chilometri da San Pietroburgo. quello che per 200 anni sarà il gioiello più prezioso dei Romanov.

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