Bonomi: “Un grande patto sui fondi europei. Se sbagliamo dobbiamo andare tutti a casa”

Visione e coraggio

Per il presidente di Confindustria, comunque, adesso non si tratta tanto di mettere in fila una serie di provvedimenti, perché l’esperienza ci ha dimostrato che serve a poco, e perché non si può continuare coi sussidi («non possiamo né vogliamo diventare il Sussidistan»), ma «occorre mettere a fuoco una visione. E darsi un obiettivo preciso». Che per Bonomi non può che essere l’aumento della produttività, «quella che manca al Paese da 25 anni e su cui occorre concentrare azioni e politiche dei prossimi anni», guardando al 2030-2050 e «considerando contestualmente una molteplicità di interventi», dalle politiche per l’innovazione alla formazione, dalla regolazione che serve a promuovere l’efficienza dei mercati alle infrastrutture abilitanti, sia fisiche (Ict, logistica, energia) sia istituzionali (Pa e non solo). «Servono scelte per l’Italia del futuro» insiste così Bonomi. «Scelte coraggiose», magari anche «controvento».

Donne e giovani al centro

Esempi? Mettere al centro i giovani e le donne, «vere vittime da anni della crisi italiana», avviando quindi una riforma seria dei profili formativi delle superiori e dell’università, evitando di caricare nuovo debito sulle generazioni future (e quindi «no ad una Quota 101 una volta esaurita Quota 100») e lavorando per raggiungere una reale parità retributiva tra uomini e donne (tema «su cui siamo noi uomini delle aziende private che dobbiamo cambiare testa»).

La visione che suggerisce il presidente di Confindustria obbliga a riformare rapidamente gli ammortizzatori sociali e porta a considerare il lavoro a distanza «come una sfida trasformativa e non temporanea», a «rivedere alle fondamenta» il modo in cui si affronta il rapporto Nord-Sud e ad intervenire sul Fisco, magari allargando ai lavoratori privati la tassazione diretta mensile che si pensa di introdurre per i 5 milioni di autonomi «sollevando così le imprese dall’onere si svolgere il ruolo di sostituiti d’imposta». «Visione» significa anche «aderire ai chiari indirizzi espressi dalle Ue per l’utilizzo delle risorse del Recovery fund», magari seguendo l’esempio della Francia che ha individuato tre priorità chiare come sostenibilità sociale, ambientale e competitività.

Operazione verità sui conti

E, ancora, significa fare «un’operazione verità sui conti, perché sappiamo che le risorse del Recovery fund arriveranno tardi mentre noi abbiamo bisogno di investire in sanità per cui non possiamo permetterci assolutamente di rinunciare al Mes» ha sottolineato tra gli applausi della platea. Quanto ai contratti Bonomi ha ripetuto «di non aver mai pensato né parlato di blocco dei rinnovi. Ho solo chiesto di rispettare le regole: quelle fissate dal Patto per la fabbrica non vanno più bene ai sindacati? Sediamoci e discutiamo, ma per favore niente furbate».

Alla fine Bonomi evoca Alex Zanardi e sostiene che il Paese è chiamato a fare «scelte difficili ma non impossibili». Quello sancito ieri col governo «è un buon inizio di dialogo. Poi, ovviamente – avverte – li misureremo sui fatti».

LA STAMPA

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