Riapertura stadi, Miozzo (Cts): «Una follia far entrare più di mille spettatori»

Si riferisce al Regno Unito che ha rinviato l’apertura?
«Certo, ma anche altri Paesi guardano con preoccupazione la riapertura degli stadi. Qualcuno come la Germania ha fissato una capienza massima al 20 per cento ma si riserva una nuova valutazione, altri hanno un approccio variabile ma tendenzialmente riduttivo e con grande prudenza. La curva epidemica sale ovunque e bisogna comportarsi di conseguenza».

Il ministro della Salute Roberto Speranza è contrario.
«Lui conosce perfettamente la situazione, ha ben chiari i rischi. L’Italia è il Paese che ha saputo gestire meglio di tutti l’emergenza, è visto come l’esempio da seguire. Vanificare gli sforzi fatti finora sarebbe da incoscienti. Ricordiamoci che cosa è successo quest’estate con la riapertura delle discoteche. Le Regioni sono andate in ordine sparso e alla fine il governo è stato costretto a chiudere tutto».

Tenere chiusi gli stadi ha anche un danno economico.
«Lo so bene, infatti il mio è un discorso da tecnico della Salute e di Protezione civile, poi deve essere la politica a decidere. Io posso dire che l’indicazione di non far svolgere gli eventi sportivi ha avuto, per noi, lo stesso effetto del divieto per i funerali perché si privano i cittadini di momenti importanti per la nostra vita, celebrare momenti di gioia o di dolore. Ora però dobbiamo occuparci di altri aspetti fondamentali per la comunità e la priorità assoluta, quantomeno per noi tecnici, è la scuola».

È preoccupato?
«Sono attento a quello che accade. Non possiamo permetterci di tornare alle lezioni a distanza. La scuola è il motore della ripartenza e del Paese. Tutta la nostra attenzione deve essere concentrata su questo».

I contagi aumentano.
«È ancora troppo presto per dire che l’aumento dei contagi dipende dalla ripartenza della scuola. Ma noi sappiamo che avremo una risalita della curva, l’età media dei positivi che si alza di nuovo perché i contagi stanno aumentando nelle famiglie. Ragazzi che hanno contatti con genitori e nonni. È tragico e triste, ma condivido la posizione del professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani e collega componente del Cts secondo il quale è necessario un patto generazionale che convinca i giovani a essere prudenti. La scuola movimenta 12 milioni di persone. Più di un sesto dell’intera popolazione del Paese. E questo fa sì che dobbiamo occuparci di tutto ciò che è collegato, come i trasporti pubblici che si affollano e la diagnostica».

Diagnosi rapida di Covid?
«Stiamo lavorando per dare a medici di base e pediatri test veloci validati per non dover aspettare quattro o cinque giorni e per far tornare gli studenti a scuola e le persone al lavoro non appena le loro condizioni lo consentono».

Esclude un lockdown?
«Direi di sì. Ci potranno essere nuove zone rosse, ma la situazione negli ospedali e nelle terapie intensive è al momento ancora sotto controllo. Per questo dico che non bisogna prendere decisioni azzardate, soprattutto in coincidenza della ripresa autunnale. Il freddo ci imporrà di rimanere molto di più nei luoghi chiusi con minor ricambio di aria e ciò favorisce la circolazione del Covid».

Quando finirà?
«Se la sperimentazione del vaccino non subirà altre frenate, se tutto va bene nella primavera 2021 cominceremo a ragionare sul ritorno alla normalità».

CORRIERE.IT

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